Rubò quadri in casa della cugina del re di Spagna: condannato

Venerdì 19 Maggio 2017
Rubò quadri in casa della cugina del re di Spagna: condannato
Ad incastrarlo è stato il rinvenimento, in un magazzino di Sacca Fisola, di uno dei quadri rubati. Sebastiano Boscolo, 40 anni, di Venezia, è stato condannato ieri mattina ad un anno e otto mesi di reclusione dal giudice Sara Natto, la quale lo ha riconosciuto responsabile del colpo messo a segno, nel luglio di cinque anni fa, in un palazzo della Giudecca che si trova all'altezza del Redentore. È stato invece assolto il secondo imputato, Andrea Lombardo, 40 anni, anche lui veneziano. Entrambi sono assistiti dall'avvocato Vincenzo Di Stasi.
Vittima del furto è una nobildonna, brasiliana di nascita, Maria Da Gloria Orleans Braganca e Borbon, 70 anni, cugina prima per parte materna dell'ex re di Spagna, Juan Carlos, diventata principessa ereditaria di Jugoslavia e di Serbia per aver sposato Alessandro II di Jugoslavia, attuale duchessa di Segorbe nel Regno di Spagna.
Dall'appartamento della nobildonna furono trafugate alcune litografie, tra cui una raffigurante una Tauromachia, e due statue in bronzo, di non particolare valore, valutate attorno ai 5-6 mila euro.
La nobildonna si accorse della presenza dei ladri: la notte del 18 luglio del 2012, sentì dei rumori all'altezza del portone, al pian terreno, si affacciò alla finestra, e vide due persone che si stavano dando alla fuga. Il giorno seguente gli investigatori le mostrarono alcune fotografie, dalle quali riconobbe Lombardo come uno dei due ladri (l'altro indossava un cappello a larghe falde e non le fu possibile vederlo in volto). In aula, però, Lombardo non è stato riconosciuto dalla donna che, comparsa al processo in qualità di testimone, ha ammesso di non essere stata molto sicura neppure quando le fu mostrata la foto.
Diversa la posizione di Boscolo: la litografia raffigurante la Taoromachia è stata rinvenuta in un magazzino che si trova nell'immobile nel quale l'imputato risiede. Elemento di prova che l'avvocato Di Stasi ha cercato inutilmente di smontare, sostenendo che quel magazzino è liberamente accessibile a tutti, e non soltanto al suo assistito.
Il resto del bottino non è mai stato recuperato, ma la principessa non ha comunque ritenuto di costituirsi parte civile al processo contro i due imputati. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nei prossimi giorni.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci