Rigillo: «Il mio Ezra Pound non è stato un cattivo maestro»

Venerdì 16 Novembre 2018
TEATRO
A 70 anni dalla pubblicazione dei Cantos pisani di Ezra Pound, il Teatro Stabile del Veneto rende omaggio a un artista ricordato più per le sue posizioni politiche che per la forza dei suoi versi ispirati e per la modernità del suo pensiero. «Quella che porto sul palco è l'ossessione dell'uomo Pound che si sente inadeguato, per non essere riuscito, se non a sprazzi, a far fluire carità e amore, a rendere le cose coerenti; ma difende la sua poesia, la scoperta delle incongruenze sociali e artistiche, del mondo e degli uomini», spiega l'autore e regista Leonardo Petrillo. In scena Mariano Rigillo è solo e in gabbia. Non c'è un'azione drammaturgica - sottolinea Rigillo - ma è un lavoro tra reading, narrazione e altro ancora. Diciamo che è un tributo ad un grande poeta che dovrebbe esser riscattato, dopo che un'intera generazione - la mia - lo ha considerato un fascista da condannare e dimenticare. Eppure Pound è stato un grande poeta, una delle più grandi figure poetiche del Novecento, come ebbero modo di sottolineare intellettuali come Pasolini e Cacciari». Rimane la vicenda dell'adesione al fascismo. «Come diciamo nello spettacolo, è vero che ha aderito al fascismo e sostenuto la Repubblica di Salò - aggiunge Rigillo -, ma il suo peso intellettuale e artistico non può esser cancellato per questo». Dopo la prigionia, il poeta si era ritirato dal mondo. «Ha scelto per modo di dire. Era stato prima in un campo di prigionia Usa e poi quasi 13 anni nel peggiore manicomio criminale degli Usa. Questo lo ha costretto a isolarsi da mondo e ha condizionato anche la sua produzione letteraria, il suo pensare. È stato trattato come un criminale estremo, pur non essendolo certamente. Era prima di tutto un grande poeta. Aveva un pensiero diverso, non condivisibile ma non per questo paragonabile a un atto criminale».
IN CHIAROSCURO
Insomma, un cattivo maestro? «Io credo di no. Se si leggono davvero i suoi scritti, quello che emerge è una lettura del mondo che oggi risulta molto sensata. Certo, era condizionato dal momento storico e dalle scelte di campo, ma non si può negare che le critiche al mondo della finanza e di un'economia che favorisce le banche e non le comunità oggi sembrano del tutto condivisibili. Oggi varrebbe la pena di fare una riflessione a mente serena senza appiattire tutto sul suo peccato. Dunque un grande intellettuale scomodo? «Era una persona di una cultura straordinaria. In tutto il tempo della reclusione l'unica salvezza furono lo studio e la lettura. Ebbe rapporti con i maggiori poeti. T.S. Eliot affidò al giovane Pound la riduzione della sua The Waste Land', che poi gli dedicò. Pound e Venezia. «Come tutti i poeti e letterati, ha percepito il fascino di Venezia, che fu anche causa di rottura con Marinetti. Ma in città è arrivato dopo la liberazione dal manicomio e qui si è ritirato, ospite della donna che aveva amato e da cui ha avuto una figlia, Mary (che ha letto e apprezzato il copione). Preso da un complesso di colpa, si è chiuso nel silenzio. Disse che Venezia è così bella da morirci e oggi riposa a San Michele. Sul campanello della sua casa in città c'è ancora il suo nome».
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci