Resta in carcere il kosovaro affiliato all'Isis

Sabato 24 Febbraio 2018
(gla) Resta in carcere il più giovane dei kosovari arrestati lo scorso marzo, condannato a 4 anni e otto mesi di reclusione in quanto riconosciuto colpevole dell'accusa di associazione con finalità di terrorismo per aver costituito a Venezia una cellula affiliata all'Isis che, secondo la Digos, stava progettando un attentato a Venezia.
Lo ha deciso il Tribunale per i minorenni, rigettando l'appello del diciassettenne, difeso dall'avvocato Luigi Quintarelli, il quale chiedeva di essere affidato ad una comunità in Sardegna dove poter scontare la pena e iniziare un percorso di reinserimento. «Dalla buona condotta carceraria (comportamento ineccepibile) non si può desumere un'attenuazione della sua pericolosità sociale, giacché il reato di cui è stato riconosciuto colpevole (in primo grado) non è manifestazione di un problema di discontrollo degli impulsi, ma di una lucida progettazione di azioni violente contro le persone, scrivono i giudici, rilevando che il ragazzo non ha preso le distanze dalle ideologie dell'Isis, pur avendo iniziato un percorso di sostegno terapeutico e di dialogo fondato sull'approccio multiculturale.
Fu il diciassettenne che, intercettato dagli investigatori, pronunciò la frase che spinse gli inquirenti ad accelerare il blitz: «Con Venezia guadagni subito il Paradiso per quanti monafik (ipocriti) ci sono qua. Ad avere una bomba... a Rialto».
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