(r.v.) «Più che una grande opera il Mose è una grande mangiatoia.

Venerdì 24 Giugno 2016
(r.v.) «Più che una grande opera il Mose è una grande mangiatoia. Il Magistrato alle acque e il Consorzio Venezia nuova non hanno mai voluto rapportarsi seriamente ad alcun confronto tecnico-scientifico. E quindi oggi permangono pesanti dubbi sulla sua funzionalità e sulla sua sicurezza». Questa la tesi sostenuta dal senatore Felice Casson, Pd, mercoledì pomeriggio in aula a palazzo Madama. Casson ha illustrato i numerosi allarmi lanciati dagli studiosi, come quello del professor Luigi D'Alpaos dell'Università di Padova, secondo il quale i lavori del Mose hanno trasformato la laguna e cambiato le correnti aumentando la velocità dell'acqua e l'erosione, a volte modificando la direzione delle maree. E ha ricordato che «l'affidamento della progettazione e dell'esecuzione delle opere è avvenuto a trattativa privata, senza gara e senza confronto tecnico ed economico tra varie e possibili soluzioni».
Sul Mose, respinta la mozione del pentastellato Enrico Cappelletti che aveva richiesto una nuova valutazione progettuale prima della conclusione dei lavori. Ma il completamento non è più in discussione.
Cappelletti oltre a ricordare gli episodi di corruzione bipartisan ha chiesto come mai quando il Mose venne sottoposto a valutazione d'impatto ambientale con esito negativo la politica non batté ciglio e come sia stato possibile autorizzare aumenti di costo che hanno portato il valore dell'opera a quasi 6 miliardi. Il parlamentare ha ipotizzato che «il tentativo di far scordare in fretta questa vicenda sia funzionale al concedere anche le opere di manutenzione del Mose agli stessi gruppi imprenditoriali responsabili della corruzione, magari senza gara pubblica» e «una Commissione parlamentare d'inchiesta sarebbe la sede più appropriata per esaminare questi interrogativi». Il viceministro delle Infrastrutture Riccardo Mencini ha risposto che la decisione di commissariare il Consorzio Venezia Nuova (Cvn), a cui sono stati affidati i lavori del Mose, dimostra la volontà del Governo di «adottare misure risolute a protezione della legalita» sottolineando come tutti i guadagni derivanti dal Mose siano per ora bloccati.
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