Quanti misteri inutili nello sguardo di Rachel

Venerdì 16 Marzo 2018
Quanti misteri inutili nello sguardo di Rachel
Quanti misteri si celano nello sguardo di una donna, soprattutto se ha gli occhi di Rachel Weisz. E quanta ambiguità, dolcezza e oscurità albergano dentro ciascuno di noi, tanto più se ci si ritrova in balia della passione. Lo scanzonato regista di Pretty Woman e di Notting Hill stavolta cambia mondo, epoca e tematiche per misurarsi con gli oscuri tormenti di una scrittrice cara a Hitchcock, Daphne du Maurier, l'ispiratrice di Rebecca, la prima moglie e di Gli Uccelli. Così, optando per un gothic-thriller ambientato in un'Inghilterra preindustriale dove uomini e donne devono sottostare a rigide divisioni di classe e di ruoli, racconta senza grandi guizzi l'ossessione amorosa di un giovane orfano (quel Sam Claflin celebre per Hunger Games) per la bellissima vedova dell'adorato zio-papà, catapultandola sullo sfondo di una natura che toglie il fiato, tra verdissimi prati ordinati della Cornovaglia che fanno da contrappunto ai tumulti interiore che divorano i protagonisti. Ma non ci sono cime tempestose o suggestioni alla Hitchcock o Polansky, nè tantomeno rimandi al film del 1952 con Olivia de Havilland e Richard Burton: Michell non osa, opta per un taglio calligrafico e un tantino imbalsamato e illustrativo, con le emozioni trattenute tra cucchiaini che tintinnano nelle tazze del tè, corse a cavallo tra i prati, cene al lume delle candele e un'unica scena di pudicissimo sesso tra i prati(ovviamente fioriti) osservata da lontano.
La bella Rachel Weizs, mai veramente strega nonostante l'ambivalenza del personaggio, ce la mette tutta per dare vita ad una donna controcorrente che vuole scegliere il proprio destino; meno convincente l'impettito Claflin, ingenuo signorotto di campagna che cerca disperatamente la mamma mai conosciuta, simbolo di un mondo patriarcale sedotto e travolto dal primo incontro con il femminile. Piccolo ruolo per il bravo Pierfrancesco Favino, con tanto di mansione da Cicerone agli Uffizi di Firenze.
Chiara Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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