«Primi 50 anni di canto senza alcun rimpianto»

Domenica 21 Ottobre 2018
L'INTERVISTA
Cinquant'anni di grande carriera. Un percorso iniziato a Rovigo dove è nata, proseguito con gli studi a Venezia e poco dopo decollato in Italia e nel mondo. Inizia i festeggiamenti delle nozze d'oro con la sua arte divertendosi: parla infatti di «divertissement» nel riproporre una versione pop-elettrica di Habanera, la nota aria della Carmen di Bizet. Un singolo che anticipa l'uscita dell'album per inizio del 2019 quando le celebrazioni della lunga carriera di Katia Ricciarelli, il soprano italiano, ora 72enne, più amato e conosciuto dal pubblico, entreranno nel vivo.
Come nasce questa versione pop?
«Va letto con ironia, ho voluto giocare con l'ascoltatore invitandolo ad un passo di danza. È una versione insolita: credo di non dover più rendere conto a nessuno».
Tutto l'album sarà su questo tono?
«No, l'album presenterà cose diverse e uscirà nel 2019 a cinquant'anni esatti dal mio debutto a Mantova, nel 1969, con La Bohème».
Era preoccupata?
«Per nulla. Sono andata sul palco con l'incoscienza di una giovane che non ha nulla da perdere. La paura arriva successivamente quando devi sempre mantenere quello che hai raggiunto».
Quando si è accorta della sua voce?
«Avevo 8-9 anni quando mi sono resa conto di avere questa dote e ne ero consapevole. Cantavo come bimba prodigio per guadagnare qualcosa da portare a casa. Anche chi mi sentiva, penso alle suore e ai preti, mi diceva che dovevo studiare. Ma la mia famiglia non ne aveva le possibilità».
Come è stata l'infanzia a Rovigo?
«Ho un ricordo molto piacevole anche se sono stati anni difficili, non c'erano soldi. Però a quell'età basta poco per essere felice».
Ha ancora qualcuno in città?
«Non c'è più nessuno, ho solo mia sorella, morta a 29 anni in un incidente stradale, che è sepolta nel cimitero di Rovigo».
Poi ce l'ha fatta a studiare.
«A 13 anni sono andata a Venezia e ho frequentato il liceo e poi il Conservatorio Benedetto Marcello. Inizialmente per mantenermi agli studi ho fatto la commessa alla Upim e l'operaia in una fabbrica di mangiadischi. Per me studiare e riuscire a cantare era un sogno e volevo realizzarlo».
Tra i tanti riconoscimenti quale ricorda con maggior affetto?
«Sicuramente il titolo di Kammersängerin ricevuto a Vienna e quello di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana che mi ha conferito Scalfaro, non ricordo nemmeno più l'anno, questo a dimostrazione di quanto contano per me i premi».
Oltre alla musica due amori: José Carreras e Pippo Baudo.
«Sì due lunghe relazioni. Con Carreras ho chiuso perché ero stanca di fare l'eterna fidanzatina, la situazione era complicata, aveva famiglia e figli. È una persona splendida e ci sentiamo ancora».
E con Pippo Baudo si sente?
«No. Siamo stati sposati, ma poi come spesso capita, le cose finiscono».
Qualche rimpianto?
«Nessuno, ho avuto talmente tanto dalla vita che ringrazio tutti i giorni il Padreterno. Cosa posso volere di più? Sono innamorata di tutto quello che ho fatto, anche degli errori».
Soddisfatta anche come attrice?
«È nato tutto per caso, mi ha cercata Pupi Avati, e alla prima esperienza ho ricevuto un Nastro d'argento. Poi ho lavorato con Mazzacurati, Comencini e molti altri. Esperienze fantastiche. Comunque il mio amore è la lirica».
La sentiremo cantare a Venezia per il 50esimo anniversario?.
«Certo ho una serie di impegni e verrò anche in Veneto. Io continuo a cantare, non più l'opera però è troppo impegnativa. Mi piace anche insegnare e confrontarmi con i giovani».
Cosa consiglia ad un giovane che vuole cantare di professione?
«Posso dire come ero io: avevo tantissima determinazione, volontà e ambizione. Bisogna crederci fino in fondo».
Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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