«Più coraggio contro il moto ondoso»

Martedì 22 Agosto 2017
«Più coraggio contro il moto ondoso»
La presenza fissa di pattuglie in bacino di San Marco (voluta e chiesta con forza dal sindaco Luigi Brugnaro, bisogna darne atto) sta avendo i suoi effetti, nel senso che in questi giorni, soprattutto tra il Molo e riva degli Schiavoni, l'altezza media delle onde e la loro intensità è sensibilmente diminuita. Cosa succederà però alla vigilia della Mostra del Cinema, quando le case di produzione, i giornalisti, gli addetti ai lavori chiederanno ai taxi di arrivare al Lido il più velocemente possibile? Fino allo scorso anno il risultato è stato un delirio: onde tali da non consentire alla gente di rimanere in piedi sugli imbarcaderi di Sant'Elena e Lido. In questi giorni, già dopo i Giardini, cioè fuori dalla portata delle pattuglie e dei telelaser, c'è chi spinge sulla manetta, figuriamoci cosa succederà la prossima settimana se di pattuglie non ce ne saranno almeno tre in bacino, un paio lungo il canale di Tessera e altrettante tra le Fondamente Nove e il Canale delle Navi. Dato che una presenza contemporanea di queste proporzioni sarà impossibile, la calma sarà garantita al limite solo dove ci sarà un ritorno d'immagine, cioè in Bacino, dove i gondolieri continuano ad incalzare (giustamente) l'amministrazione comunale.
Intanto, il gruppo consiliare misto (Renzo Scarpa e Ottavio Serena) plaude all'iniziativa emergenziale del sindaco, e lo invita ad avere più coraggio e assumere decisioni strutturali, anche se scomode.
«I risultati in termini di ripristino della tranquillità delle acque ottenuti in bacino di San Marco dimostrano che fare qualcosa è possibile - affermano i due consiglieri - ma devono essere messe in campo azioni di carattere diverso e di più lungo respiro al fine di liberare questa città dalle onde incessanti e distruttive come, ad esempio, la separazione dei flussi di navigazione, il posizionamento di strutture protettive, l'introduzione di carene a bassa produzione ondosa. In ogni caso - continuano - la lotta alle onde non deve basarsi solo ed esclusivamente sulla lotta alla velocità perché questo incide negativamente sulla mobilità delle persone: la lentezza della città di Venezia rappresenta uno dei motivi che rendono complicata la residenza soprattutto nelle isole e nelle parti più lontane, in termini di tempo, dai vari terminal».
Per Scarpa e Serena, insomma, Venezia deve diventare una città priva di onde, ma non una città lenta e questo è ormai possibile cambiando completamente le carene in uso, visto che le tecnologie di oggi hanno superato ogni difficoltà. Ciò che manca sono massicci finanziamenti statali per sostenere la rottamazione e il ricambio delle flotte da lavoro e da diporto. Non c'è scritto da nessuna parte che un vaporetto deve avere la forma attuale o un taxi debba per forza essere planante.
«Sono sbagliate le imbarcazioni, sono sbagliate le loro forme, le loro carene perché sono quelle caratteristiche a moltiplicare infinitamente le turbolenze e le pressioni e, di qui, le onde. E questo - concludono Scarpa e Serena - è l'errore di quasi tutte le imbarcazioni che attraversano o girano attorno a Venezia che dovrebbe essere rimediato a partire dalle imbarcazioni di servizio pubblico. Bisogna agire sugli scafi, sulle carene, introdurre assetti variabili e controlli computerizzati recuperando il grave ritardo della cantieristica veneziana, che dal rinnovo delle flotte da lavoro e da diporto trarrebbe anche lo stimolo per un rilancio in grande stile del settore».
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