Pavimenti e marmi tra le pietre antiche Strazza alla Ca d'oro

Lunedì 11 Dicembre 2017
Pavimenti e marmi tra le pietre antiche Strazza alla Ca d'oro
LA MOSTRA
Una mostra che configura lo storico incontro ideale di un grande artista contemporaneo Guido Strazza (Santa Flora, Grosseto 1922, novantacinquenne!) - e un illuminato e generoso collezionista Giorgio Franchetti (Torino 1865- Venezia 1922) - accomunati dalla passione per gli antichi marmi dei Cosmati realizzati in diverse città italiane nei primi due secoli del Mille. E dalla impressionante coincidenza dell'anno di nascita dell'artista, il 1922, con la morte del collezionista. È stata appena inaugurata, curata da Claudia Cremonini e Daniele Ferrara, nella prestigiosa Ca'd'Oro, (dove resterà aperta fino all'8 aprile del 2018) cioè uno dei palazzi più rappresentativi dell'architettura a Venezia, che Giorgio Franchetti ha donato nel 1916 all'Italia. Al cui interno era intervenuto addirittura personalmente in un appassionato restauro nel quale, per la ricostruzione del pavimento a piano terra, aveva utilizzato le preziose pietre dei Cosmati, cercate e trovate negli anni tra Roma e Firenze, ed amorevolmente conservate in una sua originale collezione.
OPERAZIONE DI FASCINO
Realizzando, come un artista, un'operazione di incredibile fascino storico e di suggestionanti valori formali. Guido Strazza, che nell'occasione di questa mostra dona alla già prestigiosa raccolta permanente della Ca'd'Oro basti pensare che conserva lo straordinario Martirio di San Sebastiano del Mantegna una serie di 12 dipinti a tempera e 36 incisioni calcografiche ispirate a quelle affascinanti geometrie colorate che l'avevano colpito ed affascinato già negli anni Settanta e Ottanta, quando aveva avuto per alcuni periodi il suo studio a Venezia, nella Casa dei Tre Oci alla Giudecca. Non deve sorprendere perché quelle geometrie hanno in effetti molto a che fare con il Futurismo storico che l'artista aveva conosciuto direttamente dai declamanti racconti di Filippo Tommaso Marinetti che non a caso l'aveva invitato ad esporre, giovanissimo, nella sala dei futuristi alla Biennale di Venezia del 1942.
RICERCA E FORMALISMO
Così influenzando la successiva ricerca formale ed espressiva di Strazza verso una originale e caratterizzata declinazione dell'astrazione che, nel suo caso, sembra però piuttosto riferita al grande insegnamento derivante dal mitico testo Punto, linea e superficie del 1926 di Kandinskyij. Come è possibile vedere anche in queste opere destinate alla Ca' d'Oro ma, soprattutto, in tutta la sua opera incisoria, nella quale Strazza è stato davvero un maestro, documentata in grandi mostre allestite in prestigiosi spazi museali internazionali, in particolare nella memorabile sua esposizione alla Biennale di Venezia del 1968, e riaffermata nella recente mostra allestita nella Galleria Nazionale di Roma.
OPERA INCISORIA
Azzerando per tale via l'annosa e inutile gerarchia dei linguaggi espressivi che per tanti anni ha indotto a pensare all'incisione come ad un linguaggio minore, ignorando, per fare una sola citazione, la grandezza di tutta l'opera incisoria, in particolare delle Carceri d'Invenzione, di Giambattista Piranesi.
IL SIGNORE DEL SEGNO
Ma, senza contare Dürer, è stato detto più volte che anche in Picasso, tutto ha sempre inizio con il segno. Non a caso, dunque, Guido Strazza è stato giustamente definito Signore del segno perché nel suo gesto segnico è possibile riconoscere tutte le infinite possibilità espressive dell'artista. E dell'uomo, naturalmente, fin dalle prime testimonianze preistoriche della sua esistenza, nella sua dichiarata volontà di comunicazione.
Enzo Di Martino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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