Oldman fa Churchill ma c'è troppa retorica

Venerdì 19 Gennaio 2018
Oldman fa Churchill ma c'è troppa retorica
Mentre Christopher Nolan riprende sulle spiagge di Dunkirk la disfatta del maggio 1940, Joe Wright, dalla sponda opposta della Manica, racconta i giochi della politica a Westminster. Da una parte aria, acqua e terra, dall'altra ambienti segreti e camere da letto; a Dunkirk poche parole, a Londra sono le words a dominare. Sulle spiagge francesi disperazione e sangue, nella city la drammatica partita tra chi spinge alla resa e chi non può accettare l'idea che la Gran Bretagna diventi un satellite hitleriano. È l'ora più buia e non solo per gli inglesi: per il mondo intero, per la democrazia, la libertà.
Migliaia di anonimi soldati a Dunkirk, un uomo solo a Londra: Winston Churchill. Scontroso, lunatico, gran bevitore e fumatore di sigari, cocciuto ma non privo di dubbi, riuscirà a vincere la sua partita contro il conte Halifax, il debole Neville Chamberlain, e Giorgio VI che non l'amava. Un personaggio icona con la sua mano a indicare vittoria, che il cinema ha portato sullo schermo infinite volte: sono quasi sessanta gli attori chiamati a interpretarlo. Tocca stavolta a Gary Oldman; appesantito per raggiungere la stazza giusta, ore di trucco, l'attore di Dracula e La talpa raggiunge l'incarnazione di Churchill con un superbo lavoro sulla voce, arrochita da migliaia di sigari, ora borbottante ora chiara quando serve (purtroppo doppiata, ma se capita non perdete l'edizione originale). È un mimetismo funzionale e non uno sterile travestimento che avrebbe fatto naufragare il film: Oldman è in scena dal primo al 125esimo minuto. E la sua interpretazione sorregge un biopic che sfiora la retorica, usa l'ironia con molto understatement, caratterizza con qualche eccesso, ed eleva un monumento accettabile allo statista inglese.
Rimane da chiedersi perché il cinema inglese nel 2017, Brexit in corso, abbia dato tanta attenzione a quel maggio 1940 quando la catastrofe annunciata si trasforma in un Rule, Britannia!, l'orgoglio di una nazione.
Giuseppe Ghigi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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