Oceani e arte in chiesa

Domenica 24 Marzo 2019
Oceani e arte in chiesa
PROGETTO
Il restauro di una chiesa del 1600 chiusa da più di un secolo, una mostra di Joan Jonas e la nascita di uno spazio dedicato agli oceani. Tre elementi di grandissimo fascino uniti in unico progetto che porta la firma della fondazione Thyssen-Bornemisza, eredità della famiglia di ricchi industriali con la passione dell'arte e del collezionismo che, dopo Vienna e Madrid, sbarca in laguna. In una Venezia che per una volta non è un museo del passato, ma un laboratorio per il futuro. Tutela dell'ambiente, oceani, arte: le barriere si infrangono in un contenitore d'eccellenza quale è la chiesa di San Lorenzo nel sestiere di Castello. Chiusa da 125 anni è stata ora riaperta grazie ai restauri coordinati dall'architetto Franco Pianon. Rifatto il tetto pericolante, ripristinato il pavimento che conteneva un gigantesco foro, consolidate fondamenta e pareti, la chiesa diventa sede di Ocean Space, la nuova piattaforma voluta da Tba21-Academy che ha avuto in concessione dal Comune di Venezia l'edificio sconsacrato, la grande chiesa con la facciata in pietra un tempo annessa al convento Benedettino che accoglieva le secondogenite, delle ricche famiglie veneziane, costrette ai voti.
LA CHIESA
Ecco questa chiesa, che ha il pregio di essere stata edificata sull'antico tempio che accoglieva le spoglie di Marco Polo, ingloba ora in sè arte e impegno. «Sono molto emozionata perché apriamo un luogo che per almeno due generazione è stato negato ai veneziani - ha introdotto ieri l'inaugurazione del rinnovato spazio Francesca Thyssen-Bornemisza mecenate di artisti impegnati - tutte le spedizioni di Marco Polo sono partite da qui e un programma dedicato agli oceani non poteva che essere in una città di mare come Venezia». Per ora la chiesa è stata recuperata nella struttura, mentre vistose impalcature ricoprono il gigantesco altare bifronte che troneggia a metà dell'edificio, a dividere la parte un tempo dedicata ai fedeli, dallo spazio nascosto riservato alle monache di clausura. E proprio questa seconda ala accoglie ora la mostra che si snoda tra sculture, disegni, video-installazioni di Joan Jonas, che a Venezia è di casa: nel 2016 ha curato il padiglione statunitense della Biennale.
LE OPERE
Moving off the land II, il titolo dell'esposizione curata da Stefanie Hessler, è un'installazione multimediale dell'artista americana pioniera in video e performance che già negli anni 60-70 aveva eliminato le barriere tra discipline. «Adoro Venezia e torno sempre con grandissimo piacere, verrei anche a viverci - ha detto Jonas, una signora dai capelli bianchi accompagnata dal suo cagnolino e protagonista di gran parte delle sue installazioni - lavoro a questo progetto da tre anni: gli oceani sono la grande incognita, come il nostro inconscio. Le immagini sono state girate in Giamaica, sono in parte mie e in parte di David Gruber, professore di biologia e scienze naturali». Nella mostra, visitabile fino al 29 settembre, c'è l'artista che si fonde con un polipo, che riprende la barriera corallina, che si trova a tu per tu con una foca e che nuota con una gigantesca tartaruga.
LA PIATTAFORMA
Un viaggio negli oceani che ora avranno in San Lorenzo una sede simbolica. «Lavoriamo da otto anni a questo progetto - spiega Markus Reymann, direttore di Tba21 - con un'imbarcazione abbiamo attraversato il Pacifico assieme ad artisti e scienziati. Un approccio multidisciplinare che ci ha permesso di far conoscere l'emergenza che c'è nelle nostre acque». Il nuovo Ocean Space collaborerà con le realtà già presenti nel territorio come l'Istituto di scienze marine Ismar e la Commissione oceanica intergovernativa dell'Unesco. Mentre il prossimo appuntamento con Joan Jonas è per il 7 maggio, in concomitanza con la vernissage della Biennale di Venezia, nella chiesa di San Lorenzo - alias Open Space - l'artista sarà protagonista di una perfomance live.
Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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