MODA
Lo schiaffo al grigio borghese fu immaginare una società a colori.

Domenica 24 Settembre 2017
MODA
Lo schiaffo al grigio borghese fu immaginare una società a colori. E sostituire, nell'armadio, la giacca con il pullover. La rivoluzione partì da lì. Fu il 68 targato Benetton. E, nella storia del costume, impose un modo di immaginare la vita e le relazioni improntato all'assenza di gerarchia. Luciano Benetton, dentro al casual, vedeva i prodromi di un mondo nuovo. Ma non solo: la United colours portò alla ribalta l'universo dei giovani. All'interno della Milano Fashion week Fabrica porta alla Triennale l'esplosione del colore targato Benetton. Una mostra sfilata in cui l'epopea del brand trevigiano riemerge dal cassetto del tempo: 50 anni di colori, con la moda è diventata strumento per choc sociologici come le campagne multirazziali.
ALLA TRIENNALE
I see colours everywhere è una performance dove 40 umani di ogni età sono insieme modelli che indossano la collezione primavera estate 2018 e spettatori. Ma è anche una mostra che espone il meglio dei prodotti di creativi di tutto il mondo, cullati nella fucina di Fabrica dal 1998 al 2000. Ed è inoltre una sorta di moderno arcobaleno che dal bianco digrada verso il verde, main colour dell'azienda trevigiana. L'allestimento, curato dal team di designer di Fabrica, si articola in otto sezioni, ciascuna dedicata a un colore, che viene esplorato e celebrato attraverso video, poster, musica, foto, illustrazioni, oggetti, performance e installazioni interattive prodotti da Fabrica in oltre venti anni di attività. Ci sono le opere pop dell'illustratore americano Andy Rementer e un'installazione di Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto, un progetto sugli albini del fotografo sudafricano Pieter Hugo e le opere grafiche del designer spagnolo Jaime Hayon e dell'art director ucraina Anna Kulachek. Se dovessi dire qual è davvero il colore di Benetton?- si chiede Sam Baron, direttore dell'accademia di Catena e a capo dello staff che ha curato l'esposizione - È il verde. Il colore della responsabilità ambientale, della sostenibilità, della primavera intesa come giovinezza, e infine della speranza. E proprio al verde la mostra destina la parte più appealing, con un minibar realizzato in foglie di vetro di Murano che, seguendo il ritmo delle stagioni, cadono e vengono raccolte con un rastrello, per proporre infine un'amaca composta di erbe spontanee.
LA SFILATA
Della sfilata la vernice conserva la parte spettacolare, con lettura di poesie greche musica spagnola dal vivo e musica techno. Benetton insomma reinterpreta con personalità il concetto di moda all'interno della tregiorni del fashion milanese, ricordando ciò che da sempre è il fondamento della sua rivoluzione: arte, normalità e nuance pop. L'arte è quella esposta. La normalità è il gesto quotidiano del portare un vestito, la rilassatezza nel vestire qualcosa di comodo, che diventi una seconda pelle. Per questo, quanto presentato a Milano negli spazi della Triennale, è una sfilata di oggetti artistici che vuole recuperare la memoria di un'idea iniziale: far diventare la moda strada di dialogo, way of life che sgretola gli steccati sociali e razziali. Non solo vedo colori ovunque, ne sento anche parlare- afferma l'algerina Myriam Ben Salah, che ha creato il magazine catalogo di questa mostra - I colori di una bandiera, della pelle, di una mappa,sono tutt'altro che insignificanti. Sono elementi costitutivi della nostra esperienza visivasia attraverso associazioni naturali che simbolismi psicologici e finché percepiremo il mondo attraverso i nostri occhi, i colori, le immagini e la comunicazione visiva avranno un impatto sociale».
Elena Filini
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