Mario Motta
Prosegue il braccio di ferro tra Libia e UE sulla questione migranti.

Sabato 21 Luglio 2018
Mario Motta
Prosegue il braccio di ferro tra Libia e UE sulla questione migranti. Intervistato dal quotidiano tedesco Bild Fayez Al-Sarraj, capo del governo di Tripoli, ha ribadito l'assoluta contrarietà del proprio esecutivo a farsi carico dei consistenti flussi migratori che ormai da anni interessano il Vecchio Continente, escludendo aprioristicamente la creazione degli hotspot di accoglienza a più riprese caldeggiata dai vertici dell'Unione.
Uno schiaffo a Bruxelles e, più ancora, al neonato gabinetto italiano, che nella persona del Ministro dell'Interno Matteo Salvini si era nelle settimane scorse imbarcato in una offensiva diplomatica volta ad ottenere la cooperazione del Paese nordafricano nella lotta all'immigrazione clandestina. Da escludere anche una soluzione alla turca: Non faremo neanche accordi con l'UE per prendere i migranti in cambio di soldi, ha fatto sapere Al-Sarraj, che di fronte ai cronisti si è detto molto stupito che l'UE chieda alla Libia di accogliere migranti a migliaia quando essa stessa rifiuta di occuparsi direttamente della vicenda.
Al-Sarraj si è poi scagliato contro Open Arms, ONG attiva nel Mediterraneo che, a seguito di un naufragio costato la vita ad alcuni migranti, ha accusato la Guardia Costiera di Tripoli di aver abbandonato alle onde diversi superstiti. Non è vero, ha tuonato Al-Serraj, salviamo tutti i giorni centinaia di persone al largo delle nostre coste. Il premier libico ha poi sottolineato la necessità di ulteriore sostegno da parte dei Paesi europei; abbiamo bisogno di supporto logistico e finanziario per essere ancora più veloci ed efficaci.
La creazione, alcune settimane fa, di una zona di responsabilità libica nel Mare Nostrum ha prodotto reazioni contrastanti: all'apprezzamento dell'Italia, che si è dichiarata pronta a fornire a Tripoli una dozzina di motovedette altrimenti destinate alla dismissione, ha fatto da contraltare lo sdegno delle organizzazioni umanitarie; oltre alla già citata Open Arms, anche Amnesty International ha espresso preoccupazione rispetto all'operato del governo Al-Serraj, con particolare riferimento alle condizioni di vita e al trattamento riservato ai migranti nei centri di detenzione da esso gestiti.
Nel frattempo, un'Europa sempre più divisa non riesce a produrre una soluzione politica al problema dell'immigrazione. Dopo un Consiglio Europeo rivelatosi largamente inconcludente, vanno avanti gli scontri interni sulla distribuzione dei profughi strappati al mare; particolarmente dura l'opposizione degli Stati del Gruppo Visegrad che, nonostante le reiterate richieste dell'Italia e le numerose minacce di sanzioni, continuano a mantenere chiuse le proprie frontiere. L'immigrazione incontrollata è la strada per l'Inferno, ha in proposito dichiarato su Twitter il Primo Ministro ceco.
Perfino la Germania, che tre anni fa aveva accolto ben un milione di profughi siriani-il numero più alto fra tutti gli Stati UE-sembra aver cambiato rotta. Dopo che un contenzioso tra la Cancelliera Merkel e il Ministro degli Interni Seehofer in tema di migranti ha seriamente minacciato la tenuta della fragile coalizione di governo teutonica, anche Berlino ha aperto ai respingimenti, mentre lo stesso Seehofer, spalleggiato dal corrispettivo italiano Salvini e dal Cancelliere austriaco Kurz, continua a far fluttuare l'idea di un asse dei volenterosi per porre un freno all'arrivo di immigrati clandestini.
Solo la Spagna, che ha recentemente visto tornare al governo i socialisti dopo anni di governo conservatore, sembra disposta da andare controcorrente: già il mese scorso Madrid aveva acconsentito a far attraccare sul proprio territorio la Aquarius, nave di salvataggio battente bandiera olandese che era finita al centro di un'aspra polemica tra Malta e Italia; è notizia fresca che sempre verso la Penisola Iberica si dirige l'ultimo carico di disperati recuperati in mare da Open Arms. Quale sarà la sorte ultima di queste persone, della politica europea in materia di immigrazione e, a questo punto, della UE medesima, rimane però da vedere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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