Mario Biondi «Il mio jazz a Padova»

Venerdì 14 Dicembre 2018
Mario Biondi «Il mio jazz a Padova»
L'INTERVISTA
«Uno spettacolo pensato per il pubblico e per i teatri italiani, frutto di un'idea ben precisa: la contaminazione dei generi musicali e quella fra i musicisti». Con la sua voce Mario Biondi (all'anagrafe Mario Ranno) presenta il concerto che mercoledì 19 dicembre proporrà al Gran Teatro Geox di Padova con Mario Biondi Tour 2018. Sul palco anche il quartetto romagnolo Quintorigo, Federico Malaman (al basso), Massimo Greco (alle tastiere) e Tosh Peterson (alla batteria). Un grande evento per un periodo particolarmente felice per il cantante romano.
Come è nata l'idea che caratterizza questa tranche di tournée?
«Galeotto è stato l'Umbria Jazz di questa estate. Con i Quintorigo ci conosciamo da anni, ma a Perugia lo scorso luglio abbiamo consolidato la nostra conoscenza. E sempre a Perugia ho conosciuto Tosh Peterson batterista di 17 anni che arriva da Los Angeles e che era lì con Nik West che mi ha contattato espressamente per dirmi che gli sarebbe piaciuto avere l'occasione per esprimersi musicalmente al mio fianco».
E quindi via al nuovo progetto
«L'idea è quella di rinnovare e potenziare il mio repertori
o mischiando colori e sound nuovi: molti brani hanno cambiato arrangiamento, molti non erano più stati eseguiti dal vivo e hanno ritrovato una nuova giovinezza e nuove potenzialità grazie a questo organico, di cui fanno parte anche Federico Malaman e Massimo Greco, ormai punti fermi della mia band. Sul palco la grande padronanza dei sound elettronici e l'esperienza nella pop music di Massimo Greco si fondono alla maestria jazz-fusion di Federico Malaman, al rock progressivo dei Quintorigo, al punk rock di Tosh Peterson e il risultato è quello che si chiama contaminazione».
Fortunato incontro artistico, quello con i Quintorigo, che ha dato vita al brano I wanna be free: cos'è che metaforicamente oggi ci tiene in catene?
«Credo che l'uomo si sia sviluppato e sia cresciuto grazie alla ricerca della libertà, una tra le cose fondamentali della nostra natura e del nostro essere. L'uomo di oggi deve essere libero in quanto persona, salvaguardato da uno Stato che tuteli il popolo, da leggi che aiutino i deboli e non li mettano gli uni contro gli altri. Liberi di vivere bene, questa è la libertà che vorrei. Questo brano è nato da un grande pathos, da un trasporto: eravamo in studio con Massimo Greco e abbiamo avuto questa ispirazione. È un urlo di gioia ma anche di rimostranze, sempre però con la voglia di condividere cose belle in musica».
Il tour si concluderà il 27 dicembre. Anno di soddisfazioni oltre alla pubblicazione dell'album Brasil (arrivato dodici anni dopo il suo primo disco, Handful of Soul). Cosa ha in cantiere per il 2019?
«Ho tante idee in mente, ma vanno ovviamente ponderate bene. Finito il tour, mi riposerò, mi godrò per qualche mese l'amore della mia famiglia e dei miei figli, organizzerò il futuro e poi ripartirò con più voglia e più forza di prima».
Valentina Russo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci