Mantegna e Bellini una sfida di famiglia

Mercoledì 21 Marzo 2018
Mantegna e Bellini una sfida di famiglia
L'EVENTO
Configura una sorta di inedito confronto storico, a distanza di oltre 500 anni, la particolare mostra che la Fondazione Querini Stampalia di Venezia inaugura oggi e che resterà aperta fino al 1 luglio. Vengono infatti esposte, per la prima volta assieme, le versioni che due contemporanei giganti dell'arte del Quattrocento, Andrea Mantegna (Padova 1430-31-Mantova 1506) e Giovanni Bellini (Venezia 1431-1516), hanno dato del tema della Presentazione di Gesù al Tempio.
NEL CUORE DI UNA CITTÀ
Tutto accade a Venezia perché i due grandi artisti hanno avuto una formazione ravvicinata e parallela, nella bottega di Jacopo, del quale infatti Giovanni era figlio e Mantegna genero, avendo sposato la figlia Nicolosia. I due dipinti sono davvero molto simili, anche nelle dimensioni, soprattutto da un punto di vista compositivo e, se si tiene conto che quello del Mantegna è stato realizzato nel 1453-54, mentre quello del Bellini nel 1470, è evidente che il secondo sembra apparire, a distanza di 15 anni, quasi come una replica di bottega.
DIFFERENZE INTERESSANTI
A ben vedere però le due opere rivelano delle differenze molto interessanti, soprattutto nelle figure di contorno. Al centro stanno naturalmente la Vergine, il piccolo Gesù fasciato e Simeone il sacerdote. Ma mentre Mantegna dipinge sul lato sinistro il ritratto della giovane sposa Nicolosia, e sul lato destro il suo autoritratto, appena accennato dalla testa, Bellini rispetta l'impianto ma aggiunge altre figure. Sul lato sinistro, prima di Nicolosia, dipinge infatti la figura di una devota, probabilmente una parente, mentre sul lato destro colloca il suo autoritratto, ben definito e posto a fianco della testa del Mantegna. Come a dichiarare esplicitamente una evidente citazione di primogenitura ideativa.
Ne nasce naturalmente un confronto, forse anche una sorta di sfida pittorica, ma sarebbe forse meglio dire un rispecchiamento ideale di straordinario interesse. Che conferma comunque le differenze formali ed ideative che caratterizzano tutta l'opera, anche quella futura, di questi due giganti dell'arte veneziana del Rinascimento. La Presentazione di Mantegna appare già più decisamente descrittiva, per certi versi più fredda, scultorea si potrebbe dire, mentre la scena biblica di Bellini, che è conservata proprio nel museo della Querini, rivela con evidenza tutta le qualità della sua grande pittura, più tonale e delicata, sfumata, tesa a conferire alle figure una maggiore valenza di umanità.
GRANDI MUSEI INSIEME
Questa mostra, così originale ed inedita, è frutto della collaborazione della Fondazione veneziana con grandi istituzioni artistiche quali la National Gallery di Londra e la Gemaldegalerie di Berlino che nel prossimo futuro allestiranno una grande mostra dedicata al rapporto di Bellini con Mantegna. Non a caso, dunque, la mostra è stata curata da Brigit Blass-Simmens e Neville Rowley, con la collaborazione di Giovanni Carlo Federico Villa, direttore dei Civici Musei di Vicenza. L'esposizione, che Marigusta Lazzari, direttrice della Querini, non a caso definisce una di quelle alchimie che ogni tanto si verificano nella storia dell'arte, configura un'occasione di grande rilievo per mettere a confronto i due grandi Maestri. Che hanno una diversa intensità nella presenza delle loro opere a Venezia. Mentre infatti i numerosi dipinti di Bellini sono presenti dappertutto, e, per citare solo alcune sedi, alle Gallerie dell'Accademia e a San Zaccaria, al Museo Correr, nella Chiesa dei Frari e in quella di San Giovanni Grisostomo, più rare sono le presenze delle opere di Mantegna in città.
ALCHIMIE PITTORICHE
I suoi grandi cicli sono altrove e, a parte il ciclo degli affreschi nella Cappella Ovetari della Chiesa degli Eremitani a Padova, già nel 1459 era stato chiamato a Mantova dai Gonzaga dove ha affrescato il Palazzo Ducale e dipinto la celebre Camera degli sposi. A Venezia vengono invece in mente poche opere, ad esempio il suo lo straordinario San Giorgio e il drago conservato alle Gallerie dell'Accademia, e la grande, intensa e sofferente figura del San Sebastiano esposta alla Ca'd'Oro. L'allestimento della mostra, cioè del magico confronto dei due grandi artisti, è situato nell'ultima sala del museo ed è stato pensato, con grande sensibilità ed equilibrio, dall'architetto Mario Botta che alla Querini è di casa avendone curato, dopo Carlo Scarpa, l'ultimo restauro.
Enzo Di Martino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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