Maldestro, cantautore di Scampia «Sul palco affronto i miei demoni»

Sabato 19 Gennaio 2019
Maldestro, cantautore di Scampia «Sul palco affronto i miei demoni»
L'INTERVISTA
Partirà da Sorrento sabato (19 gennaio) e dopo le soste previste a Napoli e Roma il 2 febbraio farà tappa a Mestre. È il nuovo tour di Maldestro, che sul palco del Centro Culturale Candiani per la rassegna Candiani Groove presenterà Mia madre odia tutti gli uomini, album di inediti pubblicato lo scorso novembre. Ultimo capitolo della discografia del cantautore napoletano prima c'erano stati Acoustic solo (giugno 2018, registrato durante il tour teatrale) e I muri di Berlino (da cui Canzone per Federica, che gli vale il secondo posto tra le Nuove proposte al Festival di Sanremo del 2017 e il Premio della critica Mia Martini, e Abbi cura di te, che finisce nella colonna sonora del film Beata ignoranza) il disco è un racconto della sua vita. Le tracce che lo compongono prendono per mano l'ascoltatore e lo conducono nel suo mondo: nato a Scampia quasi 34 anni fa, un papà ex capoclan della camorra e una mamma che fiuta il suo destino e gli indica la strada, Maldestro (nome d'arte di Antonio Prestieri) sa cos'è il dolore, e pure la felicità.
Come un flusso di coscienza rimandato da uno specchio hai detto. Quando hai avvertito il desiderio, o la necessità, di fermare la tua storia in un disco?
«Ho capito che era arrivato il momento di raccontarmi in modo diverso in questi ultimi due anni. Se prima mi nascondevo dietro le storie degli altri usandole come pretesto, le cose belle che mi sono capitate negli ultimi due anni e le persone che ho incontrato hanno fatto maturare in me la convinzione che era giunto il momento di mettermi a nudo, di tirare fuori quello che davvero porto dentro, di farmi vedere per quello che sono. Io sono questo e ho sentito l'esigenza di raccontarlo in questo disco in modo limpido e trasparente».
Un disco tutto in prima persona. Cosa raccontano le dieci tracce di Mia madre odia tutti gli uomini?
«Raccontano un pezzo della mia vita, alcuni passaggi che mi hanno segnato. È un disco che parte dal dolore per poi arrivare alla consapevolezza che anestetizzarlo o rimuoverlo non serve a nulla. Bisogna avere il coraggio di incontrare i propri demoni. Dal dolore si possono comprendere molte cose, come la felicità. O almeno, la pace interiore che ci permette di vivere sereni».
Mia madre odia tutti gli uomini, colpa di mio padre, benedetto il cielo: il titolo dalla frase che apre Come una canzone. Perché proprio questa?
«Perché credo che dentro questa frase ci sia tutta la storia che volevo raccontare con questo disco. È molto provocatoria e dura, ma parla anche di tutto l'amore che mi lega a mia madre».
Mamma Michela, che quando avevi 9 anni ti ha regalato un pianoforte.
«Ha fatto sacrifici enormi. Ricordo che per un anno non si è comprata le scarpe per pagarlo. È partito tutto da lì, da quel pianoforte. Mi ha aperto un mondo: stando seduto su uno sgabello ho cominciato a viaggiare oltre Scampia, oltre Napoli, oltre l'Italia. Esisteva un mondo diverso da quello in cui sono cresciuto. Scrivere per me è sempre stato liberatorio. Ho cominciato da piccolo, era il mio modo di calmare la rabbia. A volte scrivevo così forte che strappavo il foglio».
Continuiamo a rovistare tra le curve della vita perché dopo la salita arriva la felicità canti in La felicità. Cos'è per te?
«Ci hanno fatto credere che sia una cosa grande per cui arrovellarsi, ma è una cosa molto semplice. Costantemente alla ricerca della grande felicità, ci perdiamo le piccole cose di ogni giorno. Io credo nelle piccolissime felicità, le più belle. La grande felicità va tenuta alla giusta distanza, un po' come l'orizzonte, che se ti avvicini si allontana. Che senso ha? Nessuno, ma ti dà la possibilità di avanzare».
Valentina Russo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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