Linea dura: «Lo sciopero non basta»

Giovedì 12 Ottobre 2017
LA TERRAFERMA
MESTRE C'è aria di rivolta fra i dipendenti comunali sul contratto decentrato. I partecipanti alle due assemblee che si sono tenute ieri al Palaplip di via San Donà si sono dichiarati per la linea dura tanto da indurre i sindacalisti a fare da moderatori. Un giorno di sciopero con manifestazione, insomma, è il minimo della pena ed è cosa ormai certa, anche se occorre attendere l'esito delle assemblee di oggi convocate in sala San Leonardo per uffici e scuole di Venezia. L'unica cosa da decidere è la fissazione della data, visto che domani è già in calendario un tentativo di conciliazione in Prefettura e quindi, in linea teorica, l'agitazione potrebbe rientrare nel caso in cui il Comune manifesti la volontà di riaprire la trattativa da basi più vicine alla piattaforma dei sindacati.
NON SOLO SCIOPERO
«Non nascondo la nostra preoccupazione - commenta Daniele Giordano, segretario Fp Cgil - poiché qui si tratta di tenere a bada i lavoratori ed evitare che qualcuno vada per conto suo».
Nell'assemblea delle 13, riservata ai dipendenti degli uffici di terraferma, c'è chi ha proposto di occupare i binari ferroviari o una strada, chi del palasport Taliercio, dove gioca la Reyer. Il problema esiste, poiché c'è chi al momento di votare lo sciopero ha abbandonato la sala in segno di disappunto poiché chiedeva iniziative alternative e più pesanti.
«Questa è la situazione a cui ci ha portati il sindaco Brugnaro - continua - dopo aver imposto in agosto un atto unilaterale uguale al contratto bocciato dal giudice del Lavoro e firmato con la sola Cisl. La nuova firma del decentrato non ha che esasperato gli animi. Noi dobbiamo stare attenti a rimanere nell'alveo della legalità».
LE SCUOLE
Non solo salario, ma anche carico di lavoro più umano. Questo è il messaggio partito dall'assemblea del personale dei nidi e delle scuole per l'infanzia comunali. Tra le maestre è emerso che non ne possono più degli spostamenti continui e chiedono sia messo in discussione il regolamento nuovo dei servizi educativi, approvato senza sentire il loro parere. Anche per loro comunque lo sciopero va fatto, anche se va resa più partecipe la cittadinanza.
I COMMENTI
Non è facile in questo momento tenere a bada i dipendenti arrabbiati. «È un momento molto complicato - dice Luca Lombardo, Diccap - e la sentenza del giudice del Lavoro avversa ha creato qualche motivazione in più. Abbiamo detto ai lavoratori che ci opporremo alla sentenza e metteremo in cantiere tutte le iniziative di mobilitazione e lotta per contrastare questa amministrazione. Siamo arrivati al punto - prosegue - che i dipendenti credono che lo sciopero non abbia un effetto concreto. Perciò si metteranno in cantiere iniziative che coinvolgano anche la città e il resto del mondo del lavoro. Non è solo una questione dei dipendenti del Comune ma coinvolge i servizi alla cittadinanza e quindi i cittadini. All'Anagrafe ad esempio, gli uffici scoppiano, il sociale è stato quasi distrutto e gli effetti sulle scuole li abbiamo visti».
Mario Ragno, Uil, ritiene che ci siano ancora gli spazi per trattare. «La gente è esasperata - dice - l'amministrazione si mostri intelligente facendo un passetto indietro. Davanti al prefetto si può tentare di riaprire un dialogo vero, almeno per il 2018. Ragioniamo in maniera seria per l'anno prossimo, senza che una delle parti pensi di essere più furba dell'altro. Se togliamo queste pregiudiziali psicologiche - conclude - proprio perché abbiamo a cuore i lavoratori e i servizi alla città, magari possiamo ritrovare almeno un rispetto reciproco. Non credo che il Comune abbia interesse arrivare a maggio 2020 con una situazione del genere, né può non tener conto di 2.812 lavoratori che hanno bocciato il contratto. Proprio non si può».
Si riprende oggi dalle 13 in sala San Leonardo con le assemblee riservate ai dipendenti degli uffici e delle scuole della città storica.
Michele Fullin
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