Le Baruffe da Chioggia a Mosca

Sabato 15 Dicembre 2018
TEATRO
Per tre giorni Mosca parlerà veneziano. Il teatro Mossovet nella capitale russa ospita infatti da oggi e domani Le Baruffe Chiozzotte di Carlo Goldoni prodotto dallo Stabile del Veneto e diretto da Paolo Valerio. La trasferta dello spettacolo - presentato in dialetto veneziano con sopratitoli in russo - rientra nel programma di scambio culturale tra i due teatri sostenuto dal ministero della Cultura russo che a fine ottobre ha visto il Mossovet protagonista dell'apertura di stagione al Teatro Goldoni di Venezia con il Giardino dei ciliegi di Cechov diretto da Andrei Konchalovsky.
Le linee parallele si possono leggere in controluce, dato che nelle Baruffe Goldoni scava nell'essenza dell'essere umano, portando alla luce ogni sua imperfezione, per poterla esaminare, comprendere e, forse, superare. Ipocrisia ed egoismo divengono in fretta i cardini di qualsiasi parola e azione, tanto che ogni figura sembra essere una piccola isola lagunare, abbastanza vicina per vedere ciò che accade attorno a sé, ma troppo impegnata a pensare al proprio bene per farne al prossimo. La tappa moscovita è un segnale preciso della linea che lo Stabile veneto intende rafforzare nel prossimo futuro.
IL PRESIDENTE
«Il progetto bilaterale con la Russia e il Teatro Mossovet nasce con l'obiettivo di rafforzare la vocazione internazionale e portare oltre i confini nazionali la grande tradizione culturale veneta rimarca il presidente dello Stabile Giampiero Beltotto - Una bellissima sfida che a Venezia è stata accolta con entusiasmo e replichiamo il successo a Mosca per conquistare il pubblico con un capolavoro goldoniano». L'apertura del dialogo con Mosca non è un inizio, ma rappresenta «la prosecuzione di un percorso riavviato due anni fa con la prima tournée in Spagna con Giulio Cesare' e Arlecchino servitore di due padroni' diretto da Sangati sottolinea il direttore del Teatro Stabile del Veneto Massimo Ongaro Il motore è innanzitutto il dialogo con tradizioni culturali differenti. Siamo andati in Spagna con Goldoni e abbiamo ospitato Cervantes, abbiamo accolto Cechov e portiamo a Mosca Goldoni». Le strategie internazionali sono in qualche modo orientate all'export dell'industria culturale veneta. «Non c'è dubbio sulla necessità di guardare oltre i confini conferma Ongaro - I teatri sovente non ragionano in termini di fare impresa, ma oggi il teatro è un'impresa culturale e deve confrontarsi con i processi di internazionalizzazione. Per l'Italia, in particolare, l'export manifatturiero è importante e noi siamo la manifattura culturale che può crescere grazie a queste occasioni».
Il consolidamento delle relazioni su scala quantomeno europea non si limita all'esportazione, ma attraverso le coproduzioni si attua un' autentica internazionalizzazione. «Abbiamo già realizzato diverse collaborazioni e altre sono in incubazione, come il primo testo italiano di Jan Fabre tratto dal suo diario notturno. La rotta è tracciata, si tratta di proseguire questo percorso in modo intelligente». In questo scenario, il brand Venezia ha un peso determinante. «Ci aiuta senza dubbio nel percorso di apertura - chiosa il direttore - e aiuta i nostri interlocutori ad avere un elemento immediatamente riconoscibile».
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci