LA SVOLTA
TOKYO
In Giappone il sogno è trasformare l'acqua nella benzina

Martedì 21 Novembre 2017
LA SVOLTA
TOKYO
In Giappone il sogno è trasformare l'acqua nella benzina del futuro. È il sogno di un paese interamente posizionato su un arcipelago, che nel mare vede sia l'incubo di una minaccia costante sia il passaggio obbligato per approvvigionarsi delle risorse di cui ha bisogno per alimentare una delle economie più forti del mondo. Nell'acqua infatti c'è un'energia nascosta: si chiama idrogeno e, una volta utilizzato, ridiventa acqua. È il ciclo perfetto, basato sull'elemento chimico più presente in natura, dove quello che era acqua ritorna acqua creando energia senza distruggere l'ambiente. Ci crede il Giappone e ci crede la Toyota che nel 2015 ha messo in commercio la Mirai, una parola che in giapponese vuol dire futuro per un'auto che ha un'autonomia di 500 km, si rifornisce in 3 minuti e dal tubo di scarico emette solo vapore acqueo.
L'ESEMPIO SHINKANSEN
Saranno ben 30mila le Mirai in circolazione per il 2020 quando Tokyo ospiterà la 32ma edizione dei Giochi Olimpici e la 16ma di quelli Paralimpici. Una vetrina per il Sol Levante e la sua capitale, ma soprattutto un traguardo da conquistare per affermare, anche simbolicamente, un nuovo tipo di economia, di mobilità e dunque di società sul quale costruire il futuro. Del resto, il Giappone fece qualcosa di simile già nel 1964, in occasione delle prime Olimpiadi di Tokyo, quando mostrò al mondo il primo treno ad alta velocità, lo Shinkansen, indicando una strada che poi avrebbero seguito anche Francia, Italia, Spagna e, più recentemente, la Cina. Ora c'è un altro sogno da realizzare, si chiama la Società dell'Idrogeno e il governo giapponese vi ha destinato 40 miliardi di yen (circa 300 milioni di euro) con 4 obiettivi: riduzione dell'impatto ambientale, diversificazione delle fonti energetiche, sviluppo e stabilizzazione delle fonti rinnovabili e infine preparazione in caso di eventi catastrofici che causano mancanze di energia. E il Giappone che conosce i propri problemi e non solo li fronteggia, ma intende farne un'opportunità di business, a cominciare dalla mobilità.
INQUINAMENTO ZERO
In questa corsa Toyota è in prima posizione e alla 45ma edizione del Salone di Tokyo ha mostrato che cosa c'è dopo la Mirai. Il prossimo passo è il Sora, ma non ha niente a che fare con il frusinate perché è l'abbreviazione di Sky Ocean River Air (Cielo, Oceano, Fiume, Aria), quattro nomi che parlano della benzina naturale di questo bus a idrogeno capace di trasportare 79 persone ad emissioni zero. A muoverlo ci pensano due stack di fuel cell e due motori della Mirai, ha un'autonomia di 200 km e per fare il pieno di 600 litri di idrogeno gli bastano 10-15 minuti. Presto ce ne saranno 130 in servizio per le strade di Tokyo. Toyota fa bus, ma fa anche carrelli elevatori, e li fa anche ad idrogeno. A Yokohama, presso il sito di Hama Wing, una centrale eolica con una pala da 80 metri produce l'energia necessaria per produrre, tramite elettrolisi dell'acqua, idrogeno puro al 99,97% sufficiente ad alimentare giornalmente 12 carrelli elevatori da 2,5 tonnellate che si riforniscono in 3 minuti. È questo, oltre a quello per l'ambiente, il vantaggio operativo e di produttività fondamentale rispetto a mezzi che, se fossero a batteria, dovrebbero stare fermi 8 ore per essere ricaricati.
POTENZA ESUBERANTE
Ma la Toyota produce anche automobili, anzi ne fa 10 milioni all'anno, il 15% sono già elettrificate, e intanto prepara l'erede della Mirai rappresentata dalla Fine Comfort Ride, concept di monovolume lungo 4,83 metri capace di fare 1.000 km con un pieno di 6 kg di idrogeno effettuato in 3-5 minuti. A differenza della Mirai, i serbatoi da 700 bar sono allineati lungo il tunnel e tutta la parte elettrica è concentrata nella parte anteriore, compresi la batteria e lo stack che ha un'efficienza migliorata del 20% ed è meno costosa. La potenza di 310 kW è ripartita tra i quattro motori che sono alloggiati all'interno di ogni ruota e integrati con i dischi freno. Il controllo istantaneo di coppia e potenza aumenta stabilità, motricità e direzionalità del veicolo, inoltre si migliora il recupero dell'energia e si ricava un abitacolo ampio e modulare per 6 persone su tre file, con le due anteriori configurabili a piacimento. La Fine Comfort Ride è a guida autonoma e offre livelli di intelligenza artificiale e connettività che consentono a ciascun occupante di essere avvolto da servizi, informazioni e da tutto ciò che gradisce secondo il principio del wearing comfort ovvero della comodità da indossare. Mentre il tubo di scarico emette solo vapore acqueo e aria da respirare.
Nicola Desiderio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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