LA STORIA
Ricostruzione storica e insieme romanzo d'avventura, Marca Gioiosa

Lunedì 18 Dicembre 2017
LA STORIA
Ricostruzione storica e insieme romanzo d'avventura, Marca Gioiosa con cui esordisce nella narrativa Roberto Plevano, medievalista vicentino, vincitore della II edizione del Premio Neri Pozza, abbina due capitoli storici affascinanti: la diffusione nella prima metà del Duecento nell'Italia del Nord della lirica dei trovatori in seguito alla fuga di molti provenzali accusati d'eresia, e l'ascesa, in quello stesso periodo nella Marca, della famiglia dei da Romano con quell'Ezzelino ritenuto figlio di Satana che scopriamo essere uomo assetato di potere ma anche di giustizia. La storia comincia nel 1209 col massacro di Bezièrs e finisce nel 1236 col sacco di Vicenza a opera di Federico II che dà il governo della città a Ezzelino.
LOTTA TRA FAMIGLIE
«Oggi con l'espressione gioiosa Marca si usa indicare la provincia di Treviso, ma un tempo la Marca, prima detta Veronese e solo più tardi Trevigiana, indicava grossomodo l'attuale Veneto di terra. Il titolo è ironico, dal momento che la storia di quel periodo ci consegna un panorama di conflitti spaventosi: civili, politici e religiosi. Una terra in rapida trasformazione, al centro di una fitta rete di transiti e scambi tra il mondo germanico e i mercati dell'Europa. Ma era anche una terra senza pace, con città in gelosa difesa di prerogative e interessi, sempre in conflitto tra loro». E soprattutto vi era una sorta di melting pot tra le genti. « «C'erano musulmani nel regno di Sicilia e nella penisola iberica, catari in Occitania e in Lombardia, ebrei nella Marca e a Venezia. Ed erano profughi nel senso attuale del termine anche i provenzali scappati nei territori italiani. Nel Medioevo però non avvenivano quei grandi spostamenti continentali di esseri umani che ci sgomentano oggi». Protagonisti sono poi i terribili Ezzelini.
POTERE E TRADIZIONE
«Gli uomini di potere - spiega Plevano - ricorrono sempre alla violenza, se necessario. I da Romano ebbero una meritata fama di spietatezza. Ma i loro oppositori non erano da meno. Finché tenne il potere nella Marca, Ezzelino fu il campione della parte popolare in tutte le città. Si opponeva agli usurai; fu temuto ma anche ammirato: lo maior hom che fos al mondo, si legge in un testo di fine Duecento». Il linguaggio che lei usa non è moderno e non è antico, ma un mix di sua invenzione capace di trasportare il lettore in un'altra epoca «Questa è stata la cosa più impegnativa: scrivere in italiano corrente e allo stesso tempo riprodurre la voce di un intellettuale del Duecento, con i suoi strumenti di analisi, le sue passioni, le sue rabbie e le sue gioie. E non è detto che questa voce non torni presto a farsi sentire».
Anna Renda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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