La sfida cinese di Angelina Dalle maschere al gourmet «Pregiudizi su di noi»

Mercoledì 22 Febbraio 2017
(t.card.) Un negozio di buona qualità per sfatare l'opinione comune che i cinesi vendano solo chincaglierie o prodotti di bassa lega. Da pochi giorni il negozio di maschere al civico 5555 di Cannaregio, fra il cosiddetto ponte dei Giocattoli e campo San Canzian, si è trasformato ne Il Buon Gusto, una rivendita ben arredata ed illuminata che propone prodotti di pasta all'uovo artigianale, cioccolato di marca, the, infusi, marmellate, vini dalle pregiate etichette e cibi privi di glutine, per andare incontro ai ciliaci o a quanti hanno comunque allergie alimentari. Chi ha provveduto all'avvio di questa nuova offerta, che abbraccia la tipologia del negozio di vicinato, già titolare del vecchio negozio di maschere, è Angelina Cheng, cinese ma nata in Olanda, da 25 anni in città, sposata ad un veneziano, anch'egli commerciante. Un'inversione di tendenza sia per quanto riguarda l'aspetto dell'offerta commerciale, che della qualità proposta. «Ormai il mio nome cinese l'ho quasi scordato - sorride Angelina - anche mia mamma mi chiama Angelina. Ho voluto differenziarmi dall'offerta commerciale dei supermercati e da quanto di comune si vende in città, peraltro applicando prezzi inferiori dei negozi che vendono importanti marche, come il vicino Fondaco. Per effettuare la trasformazione ho dovuto chiudere quattro mesi e molti hanno pensato che me ne fossi andata. La clientela, fra veneziani e turisti, sta rispondendo molto bene alla mia nuova proposta. Sono contenta di aver fatto questo passo e di essere andata incontro alle esigenze della gente». «Voi veneziani non trattate molto bene i cinesi - conclude Angelina - come se fosse colpa nostra se a Venezia si cedano o si vendano attività commerciali. Quando le compriamo è sempre tutto regolare, ma c'è una diffidenza di principio da parte delle persone, alla quale contribuisce il brontolio degli stessi veneziani. Poi, c'è il cinese che vende buoni prodotti e quello che propone, invece, cose a basso costo e di scarsa qualità. Uguale a quello che fa il commerciante veneziano; non vedo differenze».
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