LA PRESENTAZIONE
MESTRE A poco più di due anni dalla firma del patto per

Domenica 17 Febbraio 2019
LA PRESENTAZIONE
MESTRE A poco più di due anni dalla firma del patto per Venezia, Matteo Renzi torna in città nella nuova veste di divulgatore e commentatore della politica italiana. Una versione che non sembra scalfire il suo seguito, che si rivela ancora massiccio. Per la presentazione del suo libro Un'altra strada c'è chi, per non rischiare di restare fuori, prende posto all'auditorium dell'M9 già alle quattro del pomeriggio, con quasi tre ore di anticipo.
IN CODA
Alle sei fuori c'è la coda e il personale di Marsilio (casa editrice che ha stampato il libro e organizzato l'evento) fatica a contenere la rabbia di chi vorrebbe prendere posto. Ci pensa Renzi a far aprire le porte e far entrare altre duecento persone, mentre altrettante sono costrette a guardare dall'esterno. In tutto, a seguirlo, oltre seicento persone. In prima fila i parlamentari Andrea Ferrazzi, Nicola Pellicani e Sara Moretto, in platea anche Francesca Zottis, il sindaco Andrea Cereser e il segretario metropolitano Valerio Favaron. Ai giornalisti Renzi spiega che il suo rapporto con il sindaco di Venezia è fermo ai tempi del suo governo: «Brugnaro non può lamentarsi del rispetto e l'attenzione che abbiamo dato a Venezia, abbiamo lavorato insieme sul Patto». Ma all'ipotesi di un suo intervento, in virtù di questi buoni rapporti, sulle alleanze in vista delle elezioni, alza le mani: «Abbiamo avuto un buon rapporto istituzionale. Ma non sono più segretario e non entro nel merito delle discussioni politiche locali». Con la platea affronta invece temi nazionali, in un inarrestabile attacco a Salvini e Di Maio, dalle bugie sull'immigrazione a quelle che lo riguardano direttamente.
«TANTE BUGIE, MI DIFENDERÒ»
«Il 22 febbraio farò una diretta per elencare tutte le fake news circolate sul mio conto: c'è un limite a tutto e ho deciso di difendermi». Cita la carta igienica di Travaglio e i cinquestelle: «Da boy-scout sono diventato, se leggete su internet, la quintessenza di un potere oscuro che domina il Paese. Ho sbagliato a sottovalutare la comunicazione». Ma la lista di ho sbagliato è lunga. Renzi dice per esempio che avrebbe dovuto lasciare il 5 dicembre, dopo il referendum, ma anche che avrebbe dovuto dare più spazio all'analisi della vittoria che a quella della sconfitta.
«SALVINI MAI AL 41%»
«Non avevamo mai preso il 41% prima del Pd, per numeri come questi bisogna andare al 1958, a Fanfani. E Salvini il 41 lo ha preso nei suoi sogni, non credo che farà mai queste performance. Soprattutto ora che usa, per esempio, i soldi dei veneti per il reddito di cittadinanza». A margine dell'incontro si parla anche di autonomia: «Stiamo discutendo del nulla, vedo solo un balletto tra Cinquestelle e Lega. Le tre bozze sono come le buste di Mike Bongiorno: sceglietene una voi. Noi invece vogliamo che temi come Autonomia e Tav arrivino presto in parlamento». Al termine dello show tanti gli dicono di non sapere per chi votare: «Sulle primarie non mi esprimo, ma per le Europee non preoccupatevi che saprò consigliarvi». Tutti gli chiedono di tornare a fare il segretario. Lui alza di nuovo le braccia: «Con calma».
Melody Fusaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci