L'OPINIONE

Mercoledì 22 Febbraio 2017
Servizio del Tg3 delle 14 di domenica 19 febbraio: un fiume umano proviene da Lista di Spagna, attraversa Campo San Geremia e si dirige verso Strada Nova. A un varco di controllo, un poliziotto ferma un signore - in comitiva con altri - per controllargli lo zainetto; il signore dichiara testualmente: «due coca cola, due bottigliette di acqua minerale, tre tramezzini».
Il controllo era a fini della sicurezza, non ai fini del dazio di consumo che una volta si riscuoteva al passaggio della cinta daziaria quando si introducevano beni acquistati altrove. Il turista controllato, la comitiva, il fiume umano procedevano a piedi verso Piazza San Marco, ché il biglietto del vaporetto è un salasso per i non residenti; forse qualcuno sarebbe entrato in un bar per un caffè, se avesse dovuto andare in bagno, anche se di calli nascoste la città è piena; resta infine un mistero il luogo dove si sarebbe potuto allestire il pranzo al sacco. Non so se sia già stata effettuata un'indagine statistica sulla propensione al consumo del visitatore giornaliero, ma sarebbe utile ed interessante conoscerne i risultati.
Bilancio della domenica di Carnevale: per il signore, forse il costo di un caffè; per Venezia, il costo della gestione - pro quota - della giornata trascorsa dal turista e la raccolta e smaltimento dei resti delle vettovaglie dichiarate al controllo di sicurezza. Se avesse trascorso la giornata in un parco divertimenti, il nostro turista giornaliero non solo avrebbe speso, ma sarebbe stato psicologicamente disposto a spendere perché è generalmente ritenuto giusto remunerare l'impiego di lavoro e capitale; Venezia invece è di tutti, è patrimonio dell'umanità e, soprattutto, non si paga alcun dazio per entrare.
Ci si dimentica però che anche il patrimonio Venezia deve fare i propri conti per continuare a essere di tutti e che non è sostenibile che siano per la maggior parte i residenti, o la componente pubblica, o gli operatori economici che non traggono vantaggio da quella tipologia di visitatore, a sovvenzionare la giornata dei signori con lo zainetto. Considerando che anche soltanto una parte degli oltre centomila visitatori di domenica porti con sè lo zainetto o la bisaccia con i viveri, in teoria vengono lasciate nei cestini e soprattutto a terra decine di migliaia di lattine e bottigliette vuote.
In un altro patrimonio dell'umanità, le Dolomiti dell'Alto Adige, non vi sono cestini dei rifiuti e i visitatori giornalieri, senza proteste e polemiche, ripongono i resti delle loro vettovaglie nello zainetto e li riportano a casa propria, rispettando il principio di non sporcare e lodando anche la pulizia dei luoghi. Forse Venezia è meno fragile della dolomia, oppure si merita un approccio meno rispettoso? Si potrebbe allora ipotizzare, in occasione di momenti quali il Carnevale, di posizionare dei totem con distributori di sacchetti idonei alla raccolta dei rifiuti dei visitatori giornalieri, con la raccomandazione - esplicitata nei motivi - di riportarseli a casa e di conferirli al servizio di raccolta della propria città di residenza. Sarebbe un doveroso e minimo contributo del visitatore al bilancio di una città che, volente o per il momento nolente, gli si concede gratis.
*Presidente Istituto
Santa Maria della Pietà
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