«L'off-shore non è essenziale alle rotte volute da Pechino»

Martedì 23 Maggio 2017
«L'off-shore non è essenziale alle rotte volute da Pechino»
La Cina continua a puntare su Venezia, come porto strategico per il commercio con l'Europa. Lo riferivano i telegiornali cinesi anche la settima scorsa, nei giorni del Forum a Pechino sulla cosiddetta Nuova via della seta, l'ambizioso piano di investimenti per i collegamenti con il vecchio continente. Peccato che il governo italiano, alla fine del Forum, abbiamo riferito che l'interesse della Cina è per i porti di «Genova e Trieste, ma anche Venezia»: per usare la classifica che le agenzie di stampa hanno attribuito al premier Gentiloni. E che ha scatenato, sulla stampa locale, le reazioni soddisfatte di Genova, piuttosto che di Trieste. Insomma un altro capitolo di quella querelle che vedrebbe Venezia dimenticata da Roma. A innescare la polemica, stavolta, è il consigliere comunale fucsia Maurizio Crovato che casualmente era in Cina, proprio nei giorni del Forum. Una visita al seguito dell'istituto Barbarigo, di cui la moglie del consigliere è vicepreside. Così Crovato ha seguito in diretta, attraverso i media, i lavori del Forum. Ha sentito parlare il presidente Xi Jinping, ha visto i grafici che indicavano, come terminal europei della Nuova via della seta, Rotterdam e Venezia. Stop. Cinque giorni dopo l'arrivo a Pechino di Gentiloni. Crovato controlla le agenzie di stampa e trova, solo allora, la citazione di Genova e Trieste. «Mi sento preso in giro. E sono deluso - accusa - Il Veneto gigante economico e nano politico non ha rappresentanti che ne tutelino le potenzialità. Un tempo Rumor, Bisaglia, Degan, Visentini, Anselmi, Pellicani, De Michelis lo facevano più considerato a Roma. Oggi nulla».
Questione annosa, di cui il presidente del Porto, Pino Musolino non sembra preoccuparsi troppo, guardando ai fatti. «Per questo non sono preoccupato. È una polemica tutta italiana, che non sta nelle teste dei cinesi, degli investitori, dei mercati. Siamo noi italiani a crearla, perché amiamo la polemica, la dietrologia. Ma le decisioni le fanno i mercati che vanno dove conviene per costi, per logistica, per accesso ai mercati di riferimento. Venezia ha tutto questo. E avendo questi vantaggi, siamo convinti della nostra offerta». Il presidente scherza sui concorrenti («Un cinese di Trieste non sa fare neanche lo spelling e Genova non la trova sulla carta») e minimizza il ruolo giocato dal Governo: «Il Governo sta con noi, come sta con gli altri porti. Se poi ci saranno idee balzane per dare vantaggi ad altri porti, allora ci faremo sentire. Ma ora non ho motivo per dire questo». Quando all'off-shore, per Muasolino, resta un progetto che oggi «non si sostiene», ma che «non è vincolante per la via della seta che passa per l'incremento dei traffici con la Cina».
Nella polemica entra anche l'ex presidente del Porto, Paolo Costa, che ha seguito i progetti cinesi per la Nuova via della seta fin dal 2013. «Tutto quello che abbiamo letto in Italia è a uso italiano. Il racconto cinese è tutt'altro - concorda -. La loro scelta di Venezia è tecnica. Si sono accorti che la geografia della manifattura, che è il mercato del trasporto marittimo, si è spostata a nord est. Genova è troppo a ovest. Trieste serve solo per il 5% il mercato italiano...». Costa torna a difendere il suo progetto di off-shore, che risponderebbe al «cambiamento epocale» in corso, con navi container sempre più grandi e sempre più interessate a fare più strada possibile in acqua, e con una lotta in corso tra grandi oligopoli. «Perché da noi c'è questa opposizione? Perché quelli che controllano i traffici, che stanno per lo più a Genova e Trieste, sono troppo piccoli per entrare in questa operazione e difendono gli interessi attuali». Un invito ad abbandonare le «politiche di campanile» arriva anche dal presidente di Confindustria Venezia, Gian Michele Gambato: «Più corretto è parlare di politiche per l'Adriatico, in cui Venezia è centrale. Fanno bene il sindaco e il presidente del Porto a ricordarlo. Se il Governo italiano si dimentica di Venezia, se ne ricorderà quello cinese».
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