L'ITALIA NEL MONDO
Sentivate il bisogno di un'altra guida gastronomica? Non vi

Lunedì 16 Luglio 2018
L'ITALIA NEL MONDO
Sentivate il bisogno di un'altra guida gastronomica? Non vi bastavano le stelle della Michelin, le Forchette del Gambero Rosso, i Cappelli dell'Espresso, le trattorie di Slow Food o quelle del Mangiarozzo (ex Gambero Rozzo), del Touring, oppure Ristoranti che Passione con tanto di tessera e sconti per i possessori, o ancora Best Gourmet, con il meglio dell'Ape Adria, e poi Venezie a Tavola, e.quelle che in questo momento (e sono più di una) non mi vengono in mente.
DAL CONGO ALLA RUSSIA
Se pensavate che tutto fosse già stato scritto e che difficilmente si potesse scovare un'idea in qualche modo originale, ebbene, vi sbagliavate. Perché è arrivata (presentata nei giorni scorsi all'Hotel Hilton di Roma, con tanto di cena tristellata alla Pergola del premiatissimo Heinz Beck) la guida che non c'era come la definiscono i suoi stessi ideatori, capitanati da Enrico Famà, una pubblicazione, cioè, che raccoglie secondo gli autori i migliori 70 ristoranti del mondo (!) con pizzeria annessa e che, quindi, rappresentano sotto una sola insegna il meglio della tradizione gastronomica italiana in un totale di 70 insegne scovate nei 5 continenti e in 34 paesi, dal Congo alla Russia, dal Cile al Regno Unito e naturalmente l'Italia.
Da AMO a PINO
E, fra questi super-70, ecco che quattro sono veneti: c'è il bistrot Amo, della famiglia Alajmo, dove la Pjzza (con la j di famiglia, appunto) fa parte integrante (golosa e originale) del menu, all'interno del T-Fondaco dei Tedeschi a Venezia; c'è la premiatissima Grigoris, di Lello Ravagnan e Pina Toscani, appena fuori Mestre (Ve) dove le parti, rispetto ad Amo, si invertono (più forte il settore pizzeria, rispetto alla ristorazione che, peraltro, fa la sua bella figura); c'è la pizzeria Pino di Treviso, una delle tante che fanno capo all'ormai mitico Giuseppe Pino Giordano, napoletano di sangue, trevigiano-veneziano di adozione, che nel Veneto ha costruito un impero; e c'è infine - il Rifugio Burz di Arabba (Bl), il meno noto mediaticamente del quartetto, dove la pizza fa capolino fra casunziei, tagliate di cervo, formaggio alla piastra con funghi porcini, polenta e bella-vista sulle Dolomiti.
C.D.M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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