L'INTERVISTA
VENEZIA Elegante gran signora della canzone, e rodata rockstar.

Sabato 24 Febbraio 2018
L'INTERVISTA
VENEZIA Elegante gran signora della canzone, e rodata rockstar. Patty Pravo, al secolo Nicoletta Strambelli, veneziana, darà vita ad entrambe le versioni, comprese tutte le sfumature intermedie di una fortunata carriera cinquantennale, nell'atteso concerto che stasera terrà alla Fenice alle 21.
«A Venezia torno ogni tanto - racconta la cantante - però è una tragedia, mi sento male, tutta la gente che la affolla, sarebbe necessario far pagare un biglietto di ingresso in città. Con il ricavato si potrebbero fare tante cose, come tornare a fare una vita normale». Al palcoscenico veneziano renderà ideale omaggio in particolare nella prima parte, dove il compito di accompagnare i brani, repertorio francese incluso, sarà affidato alla Gaga Symphony Orchestra, giovane ensemble nato in terra veneta. Seguirà, dopo un cambio di scena (nonché di look e di band) un vero e proprio viaggio nei numerosi successi. Tra questi E dimmi che non vuoi morire, singolo sanremese firmato anche da Vasco Rossi, e dal quale è tratta la strofa ...La cambio io la vita che, da cui prende nome il tour la cui data veneziana si configura la sola nel Triveneto.
Un ritorno a casa in grande stile, nel massimo tempio veneziano della musica, il Teatro La Fenice.
«Mi riporta ad atmosfere lontane cui sono immancabilmente affezionata. Giovanissima prendevo lezioni di danza da Mariella Turitto nelle sale interne del teatro dedicate alle prove, e studiavo musica, anche al Conservatorio, con il maestro Ettore Gracis che, proprio della Fenice, era direttore stabile. Esibirsi alla Fenice è sicuramente un'emozione: sono certa che anche Maria Callas o Pavarotti avranno provato forti emozioni. Oltretutto, se non vi è emozione non vi è interpretazione».
Nel suo doppio ritratto della locandina si fa riferimento alla ben distinta natura delle due parti della serata.
«Quando ho conosciuto gli interpreti della Gaga Symphony Orchestra mi son piaciuti subito, e poi son giovani promettenti e mi fa piacere poter contribuire alla loro carriera; la prima parte si aprirà con Concerto per Patty, pagina che mi sembra interessante e non eseguivo prima dal vivo. Ci saranno anche Petit di Léo Ferré, pezzi di Jacques Brel e un paio di spiritual, come pure una canzone che interpretò con successo Marlene Dietrich: nella mia versione italiana Dove andranno i nostri fiori».
Nella seconda parte eseguirà brani immortali come La bambola, Ragazzo triste, Il Paradiso, Se perdo te, o il più recente E dimmi che non vuoi morire: a quale di questi pezzi è più legata?
«Direi a tutti, ma a nessuno in particolare. Pure nel cantarli dipende da come mi sento sul palcoscenico, da come reagisce il pubblico e quindi decido di procedere. Quanto a E dimmi che non vuoi morire lo considero un regalo che mi ha fatto Vasco; quando mi è arrivato il nastro e l'ho ascoltato, ho subito detto ma io non ho mai cantato questa canzone, la voce era la sua e mi imitava talmente bene abbiamo così deciso in seguito che lui rappresenta la mia parte maschile, ed io la sua femminile».
Si sente più rappresentata dall'abito elegante della prima parte o dal look da rockstar della seconda?
«Se proprio devo scegliere forse l'abito nero con cui mi presento con l'orchestra; nella seconda parte, diciamo scherzosamente che sono un po' più... Strambelli».
Rockstar però lo è di certo, come racconta anche nella sua recente autobiografia ha attraversato da protagonista periodi storici incredibili quanto a creatività, e conosciuto figure oggi introvabili, da Mario Schifano ai Rolling Stones, solo per citarne alcune.
«Credo faccia bene frequentarsi tra artisti, musicisti, tutte le grandi figure che ho conosciuto le ho trovate tranquille, meravigliose. Io in Italia non frequento molto il mio mondo, ma mi pare di osservare attorno a me delle piccolezze che in altri posti non ho mai visto».
Riccardo Petito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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