L'INTERVISTA
Francesco Motta sta per prepararsi per andare sull'European Stage

Mercoledì 15 Agosto 2018
L'INTERVISTA
Francesco Motta sta per prepararsi per andare sull'European Stage del Sziget Festival di Budapest, uno dei più grandi festival musicali europei, dove ha poi suonato lunedì da vera rockstar di fronte a un pubblico assolutamente dignitosissimo, considerando il fatto che mentre suona lui, sugli altri palchi ci sono star internazionali. Insomma un successo. Non a caso è stato l'unico italiano a esibirsi in un luogo così grande: gli altri artisti del nostro Paese, tutti giovani e talentuosi, da Joan Thiele a Gio Evan, hanno suonato nel LightStage, una location più piccola e raccolta all'interno della manifestazione musicale ungherese, una specie di enclave italiana prodotta da Alternativa Events.
Livornese cresciuto a Pisa, romano d'adozione, quasi 32 anni, fidanzato con l'attrice Carolina Crescentini, Motta scrive bene, suona mille strumenti, è uno che non si vergogna di parlare di temi sociali, è stimato dalla critica: entrambi i suoi due album (La fine dei vent'anni del 2016 e Vivere o morire, uscito ad aprile di quest'anno) hanno ricevuto la Targa Tenco. E ha un buon successo di pubblico: il suo singolo Sei bella davvero è appena diventato disco d'oro.
È emozionato?
«È la prima volta che suono all'estero, escluso la Svizzera. In un festival così grande, poi. Magari il pubblico non capirà le parole, ma penso sempre che la musica possa arrivare a prescindere dal testo».
Lei è polistrumentista. Quanti strumenti suona?
«Tanti, ma male».
Il basso, la chitarra, il piano, le percussioni, la batteria Cosa fa, il modesto?
«Ma no. Suono bene per le cose che scrivo io. Dovessi essere in una band di virtuosi, tipo i Dream Theater, farei fatica».
E se le dico Thegiornalisti, Calcutta
«Non mi faccia fare nomi. Però è bello che ci sia un'attenzione maggiore rispetto a dieci anni fa verso un certo tipo di musica. Non la chiamerei indipendente o indie. La chiamerei musica italiana e basta».
Una volta c'erano anche i musicisti italiani impegnati politicamente.
«Certo negli Anni '70 i politici erano più emozionanti, di politica se ne parlava nei bar. Era tutto diverso, più normale».
E lei cosa è?
«Io sono di sinistra, nato e cresciuto».
E per un uomo di 32 anni cosa vuol dire essere di sinistra oggi?
«Ho un pensiero di sinistra e sono intollerante verso gli intolleranti. Il fatto che oggi io non mi senta rappresentato da nessun politico, non mi deve far vergognare di avere dei valori di sinistra. E infatti ne parlo, lo dichiaro».
Critico verso chi non si espone e non prende posizione?
«Ognuno fa a suo modo, non voglio giudicare nessuno. Magari sulle cose pratiche potremmo tutti darci più da fare: quando c'è stata l'alluvione a Livorno, con quattro telefonate abbiamo organizzato un concerto di raccolta fondi. Forse anche per i fatti di Macerata potevamo farlo. Alcuni però non vogliono prendere posizione su certe cose, che invece sono problemi oggettivi, che vanno affrontati, indipendentemente da destra o sinistra».
Tipo? L'immigrazione, i vaccini, la tav?
«Sì, tipo l'immigrazione: è nutriente per le persone avere a che fare con il diverso. E penso che dove c'è la paura c'è una fragilità di fondo».
Lei è sempre molto attento al tema del diverso. La sua canzone Sei bella davvero è dedicata a un transessuale.
«Sì, ho voluto sottolineare la normalità della cosa: se una donna è bella, è bella. Se poi è transessuale, che differenza c'è?».
Molti uomini negherebbero.
«Sì, vabbè. Ma i maschi dicono anche che non piangono mai. Io invece sto sempre a piangere».
Addirittura?
«A parte gli scherzi, in quest'ultimo anno ho pianto tanto, anche di felicità. E comunque la fragilità maschile piace alle donne. Non è che siamo meno uomini se piangiamo».
No certo. Però lei è un artista stimato, sta con una bella donna Facile per lei parlare così.
«Guardi che siamo in tanti: chi viene ai miei concerti la pensa come me, sono sicuro che nel mio pubblico non c'è nemmeno un leghista. O se c'è, allora non ha capito niente. È come se fossimo una famiglia: la pensiamo tutti uguale sulle cose importanti».
Parliamo della sua vita sentimentale
«Sto bene, mi diverto, io e Carolina siamo una squadra: mi supporta e mi sopporta».
La segue nei tour?
«A volte. Prima pensavo che fosse importante non rompere l'equilibrio della band. Di fatto quando è venuta con noi, si è suonato pure meglio».
Stasera è qui?
«Sì, è qui. E andrà bene».
Maria Elena Barnabi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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