L'ESPOSIZIONE
«Sono meravigliosi, talmente belli che quando li ho visti

Venerdì 14 Dicembre 2018
L'ESPOSIZIONE
«Sono meravigliosi, talmente belli che quando li ho visti sono rimasta a bocca aperta». Eppure non è facile riuscire a stupirla, perché lei ai gioielli, quelli lussuosi e raffinati, è abituata in quanto ne è la massima studiosa italiana. Alba Cappellieri, professore ordinario di Design del gioiello al Politecnico di Milano, è un fiume in piena nel descrivere la nuova collezione biennale del Museo del Gioiello di Vicenza. Appena rientrata dagli Stati Uniti racconta nei particolari i trecentodieci pezzi, preziosi ed esclusivi, in mostra da oggi all'interno della magnifica Basilica Palladiana. E vale davvero la pena vedere questi monili solitamente non accessibili al pubblico: uno per tutti la corona della regina Maria di Serbia di Van Cleef and Arpels. «Quando l'ho vista mi sono mancate le parole tanto è bella» prosegue l'esperta nel descrivere questa corona tempestata di diamanti alternati a smeraldi grandi quanto mandarini. «Un valore inestimabile - dice Cappellieri, nei panni di direttrice del museo, rassicurando poi che la mostra è inespugnabile - abbiamo un impianto di sicurezza davvero degno di James Bond». Altra meraviglia la collana Flora high jewellery di Bulgari che accoglie il visitatore all'ingresso. «Ho scelto questo oggetto straordinario come simbolo della mostra perché è un omaggio alla manifattura e alla bellezza italiana - spiega - Bulgari si ispira ai dipinti di Sandro Botticelli e alla sua grazia ripresa in un delicato bouquet fiorito». Dalla pittura al ballo classico il passo è breve ed ecco esposte le eleganti figure danzanti delle Spille ballerine di Marcel Boucher.
PERCORSO TEMATICO
Il percorso espositivo si snoda attraverso nove sale che esplorano sfumature diverse: quindi il gioiello come simbolo, magia, funzione, bellezza, arte, moda, design, icona e futuro. E ognuno di questi temi è stato interpretato da curatori di fama internazionale del calibro di Pascale Lepeu, direttore della collezione Cartier da oltre trent'anni. Ma non mancano anche importanti nomi veneti. «Il gioiello è un oggetto che raccoglie in sè più valori - spiega Cappellieri - può essere un talismano realizzato con materiale povero, un oggetto d'arte e un monile prezioso. Da qui l'esposizione si sviluppa per sale tematiche affidate a singoli curatori che hanno portato i loro gioielli».
Quindi se nella sala Simbolo troneggia Cartier con i suoi gioielli icona di potere, ricchezza e alta manifattura, nella sala Magia l'archeologa Cristina Boschetti ha allestito amuleti e talismani propiziatori per allontanare influenze maligne. «Ci sono oggetti che risalgono al primo secolo avanti Cristo - prosegue la direttrice - e che testimoniano il legame dell'uomo con la divinità già in tempi remoti». La sala Funzione, curata da Massimo Vidale docente di Archeologia all'università di Padova, raccoglie invece opere provenienti da tutto il mondo, mentre nella stanza dedicata alla Bellezza Patrizia Carrobbio, l'esperta di diamanti giunta per l'occasione da New York, gioca con la moda. C'è poi Marie-Jesè van de Hout, che rappresenta in Olanda quello che da noi è stata Peggy Guggenheim, che si immerge nell'Arte, quella lussuosa e luccicante dell'oro, segue la sala Moda affidata alla gallerista milanese Chichi Meroni, mentre la sala del Design è stata allestita dalla stessa Cappellieri nella doppia veste di docente e direttrice del Museo del Gioiello di Vicenza. Gli importanti antiquari milanesi Gabriele e Emanuele Pennisi nella sala Icone espongono capolavori tra il XVII e il XX secolo, infine ad immergersi nel Futuro è toccato a Olga Noronha, fashion designer portoghese di fama internazionale, che si lancia in protesi con preziosi e gioielleria digitale.
UNICO IN ITALIA
Del resto il Museo del Gioiello è già di per sè una rarità che merita di essere vista: unico in Italia e in compagnia di soli altri cinque in tutto il mondo. Con un'impostazione, tra l'altro, che gli permette di rinnovarsi ogni due anni.
«Non abbiamo una collezione permanente - spiega Cappellieri - ogni biennio selezioniamo dei curatori che allestiscono gli spazi con opere proprie. In pratica abbiamo un museo del gioiello, senza avere i gioielli. All'inizio ero spaventata da questo tipo di organizzazione che io stessa ho ideato, a distanza di cinque anni, invece sono soddisfatta perché si è dimostrata vincente». Un museo mutante, quindi, promosso da Italian Exhibition Group in collaborazione con il Comune di Vicenza ed inserito nella Basilica Palladiana che già di per sè è un incanto. Uno spazio però intoccabile con tutte le tutele del caso e i limiti imposti dalla Sovrintendenza. Eppure la designer Patricia Urquiola è riuscita a fare un allestimento contemporaneo, quale questi capolavori della gioielleria necessitano, in un dialogo continuo con la storia e la maestosità del Palladio.
«Il Museo del Gioiello è il primo in Italia e uno tra i pochi musei al mondo, dedicati esclusivamente al gioiello conclude Marco Carniello, direttore della divisione Jewellery and Fashion di Italian Exhibition Group È un unicum di cui andiamo fieri perché contribuisce a rendere Vicenza il cuore del gioiello a livello globale. L'arte gioielliera italiana trae valore dalle sue origini e consideriamo un dovere preservarle, conservarle e renderle disponibili per diffonderne ovunque la cultura».
Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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