«Io, Noemi e la tragedia dell'Istria»

Sabato 23 Febbraio 2019
L'INTERVISTA
«Non mi piacciono le strumentalizzazioni politiche fatte sul film. Avrei accettato una critica artistica, ma trovo inopportuno creare un caso quando l'unico desiderio è quello di dar voce a persone che hanno subito violenze e soprusi». Monica Garavello, 40 anni, è tra le protagoniste della discussa pellicola Red Land-Rosso Istria - sceneggiata e prodotta da Maximiliano Hernando Bruno e presentata a settembre alla Mostra del cinema di Venezia. Il film, che tratta la tragedia delle foibe attraverso la storia di Norma Cossetto, la studentessa violentata e assassinata dai partigiani perché figlia di un fascista, è stato proiettato al cinema e in Rai in occasione del Giorno del Ricordo. L'attrice, nata e cresciuta a Este nel Padovano e formatasi come attrice all'Accademia di arte drammatica Giovanni Poli di Venezia, interpreta Noemi, la cugina di Norma Cossetto, un personaggio forte e decisivo nella narrazione. E non è nuova a ruoli femminili tragici: nel suo curriculum artistico ci sono Corinna Doardo, la maestra vittima dell'eccidio di Codevigo nel film Il segreto d'Italia di Antonello Belluco, e una giovane partigiana uccisa dai fascisti nello spettacolo teatrale Ora e Veglia del regista Nicola Benussi.
Com'è interpretare parti femminili così forti?
«Come attore ti senti responsabilizzato, perché anche se ci sono momenti di fiction i personaggi sono tutti reali. Si sente una forte consapevolezza di quello che si sta mettendo in scena perché i protagonisti hanno vissuto vicende dure e tragiche».
E la sua Noemi che personalità ha?
«Noemi è vissuta a lungo e ho avuto la fortuna di vedere una sua video-intervista da anziana. L'ho colta stoica, quasi eroica, nel raccontare in modo preciso quanto successo alla sua famiglia. Lei è una sorta di unione tra i Cossetto e la guerra, perché suo marito è al fronte e quindi segue le vicende dei soldati e al tempo stesso le sorti della famiglia».
Un bel vantaggio poter sentire i suoi racconti.
«Certo, io ho cercato di riprodurre il suo modo di essere altera, nella sua estenuante attesa del ritorno dal fronte del marito che però non rivedrà più: verrà ucciso mentre rientra a casa a guerra ormai conclusa».
Cosa le ha lasciato il contenuto storico di Red Land?
«Ho partecipato a numerose proiezioni del film e anche a incontri in occasione del Giorno del Ricordo. Sentire i ricordi e i racconti delle persone che hanno vissuto questi momenti di storia è sempre un'emozione unica».
Anche Corinna Doardo che interpreta nel film Il segreto d'Italia è vittima di partigiani.
«Mi sento vicina alle figure tragiche di queste giovani donne. Così come alle partigiane dello spettacolo Ora e Veglia, che con Aria teatro abbiamo portato in giro qualche anno fa. Loro sono l'altra metà di capitoli storici drammatici: sono state violentate e uccise dai fascisti».
Sempre giovani ammazzate.
«È successo per caso, faccio i provini e vengo scelta per interpretare queste parti. Mi considero fortunata in questo, perché questi personaggi mi lasciano sempre qualcosa».
Qualche aneddoto sul set di Red Land?
«Il momento forse più bello è quando ho recitato in coppia con Franco Nero: è bravissimo e affascinante. Ad un certo punto del film, quando c'è l'armistizio, tutti escono in piazza per festeggiare e il mio personaggio, Noemi, si avvicina a Franco Nero, che interpreta un vecchio professore, e chiede informazioni per cercare di capire cosa potrebbe succedere ora che il Duce è stato destituito. Non scordiamo che lei è figlia di un podestà fascista».
Non ha voglia di una commedia?
«Il comico non è molto nelle mie corde, ma sono aperta a qualsiasi esperienza, anche se in Veneto non ci sono tante opportunità per il cinema. Comunque mi sono formata su più fronti ed ho frequentato scuole di specializzazione per la recitazione a Londra e a New York».
I prossimi lavori?
«In aprile sarò a Venezia al teatro Groggia con La signoria Julie e interpreto proprio Julie, in autunno invece con Aria teatro di Pergine porteremo in scena Cyrano De Bergerac, mentre un altro progetto teatrale mi vede impegnata in Amore, uno spettacolo tratto dal film Persona di Ingmar Bergman».
Tanto lavoro, c'è tempo per il privato?
«Sono diventata da poco mamma, mio figlio Gabriele a diciotto mesi, e come tutte le mamme corro. Prima abitavo a Venezia, ma ora mi sono spostata a Mestre per essere più comoda negli spostamenti. È complicato con un bimbo piccolo, ma si può fare».
Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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