«Io, Forrest Gump in bici»

Domenica 27 Maggio 2018
«Io, Forrest Gump in bici»
IL PERSONAGGIO
Ha cominciato a pedalare quando aveva 15 anni e da allora non ha più smesso. Non sa nemmeno lui quante centinaia di migliaia di chilometri abbia percorso sulle strade del mondo, sicuramente più di duecentomila. Il Forrest Gump della bicicletta si chiama Alberto Fiorin, 58 anni, laureato in Storia, e ironia della sorte, abita nell'unica città al mondo dove non si può andare in bici: a Venezia. «Qui fanno più paura le piccole bici delle grandi navi dice scherzando ma non voglio fare nessuna polemica: è evidente che tra calli e ponti non può esserci posto per chi va a pedali. Se proprio dobbiamo muovere un rimprovero agli amministratori è l'assenza di un bicipark a piazzale Roma. Ma lo sapete che Venezia è il traguardo di grandi itinerari ciclistici che partono da Monaco e da Parenzo e invece finiscono in stazione a Mestre, dove c'è un bellissimo parcheggio per le due ruote. Per chi ha fatto centinaia di chilometri è una beffa».
CICERONE DA BICICLETTA
Quest'uomo probabilmente merita un posto nel Guinness dei primati per un altro motivo: non ha mai guidato una macchina. Una filosofia di vita che lo ha portato quarantenne a mollare il posto fisso (che comunque in famiglia ha la moglie, insegnante universitaria) e decidere di vivere di sola bicicletta. «E' difficile, ma si può spiega Fiorin ho deciso di raccontare i miei viaggi e pubblicare guide per chi intende imitarmi. Scrivo itinerari minuziosi per dare tutti i consigli utili per viaggiare in sicurezza. Quando ho cominciato, da liceale a metà anni Settanta, pedalare sulle strade italiane era piuttosto pericoloso, ora, per fortuna, molte cose sono cambiate e sono state create numerose piste ciclabili. Anche se sono carenti di manutenzione».
SULLE DUE RUOTE
Ma facciano un passo indietro, come è nata questa vocazione? «Ho sempre amato la libertà con un forte desiderio di conoscere il mondo. Ma, a differenza dei miei coetanei, questo concetto di libertà non si concretizzava nel desiderio di motorino o barchino, io volevo viaggiare con la forza dei miei muscoli. Il primo vero viaggio l'ho fatto con i compagni di classe del liceo Marco Polo: siamo andati in bicicletta fino a Salisburgo, arrampicandoci sul Grossglockner. Per dei ragazzi inesperti è stata un'avventura. Durante quel viaggio ho capito che quella era la mia strada. Davvero una scelta di vita. Pensi che quando ho conosciuto Tiziana, la mia futura moglie, la prima cosa che le ho proposto è stato un viaggio in bici lungo il Danubio. Poi, nel '91, abbiamo fatto a piedi anche gli 800 chilometri dell'intero Cammino di Santiago».
MALEDETTA CADUTA
Alberto Fiorin in bicicletta ha girato l'Europa, da capo Nord a Mosca, il Medioriente, le coste africane, ma il viaggio della vita si è concluso a Jesolo nella primavera del 2001. A raccontarla adesso la storia è divertente, allora per Fiorin fu un dramma. «Da buon veneziano sognavo di arrivare in Cina ripercorrendo in bicicletta l'itinerario di Marco Polo. Con un gruppo di amici abbiamo studiato per anni il percorso e preparato tutto con meticolosità. Si trattava di attraversare Paesi difficili, molto difficili per quegli anni, come Georgia, Azerbaigian, Uzbekistan, Kazakistan. In tutto 11 Paesi dell'ex impero sovietico, con 11 visti diversi. Un itinerario di 96 giorni, una spedizione che aveva anche l'imprimatur del sindaco Cacciari, che mi aveva dato un messaggio per il suo omologo di Pechino. Partenza da piazza San Marco il 25 aprile, giorno simbolico per Venezia, acclamati da parenti e turisti. La prima tappa era di 170 km con arrivo a Razdrto in Slovenia, ma per me è finita molto prima, a Jesolo dopo una ventina di chilometri: sono caduto banalmente e mi sono fratturato l'omero. Addio Cina, ho salutato i miei compagni e ho seguito le loro avventura dai vari ospedali dove sono stato ricoverato per ben tre operazioni».
GIRAMONDO SU DUE RUOTE
Una disavventura, al limite del fantozziano, che non ha scoraggiato Fiorin. E lo dimostra l'elenco dei viaggi nel suo sito: da Venezia a Gerusalemme (4mila km), da Venezia a Capo Nord (4.350 km, in 31 giorni), dal Cairo a Abu Simbel lungo il Nilo (1.350 km), da Bassano a Dakar (3.900 km), da Venezia a Dubrovnik (1200 km), ma l'elenco è molto più lungo. Per ogni viaggio, un dettagliato diario e spesso un libro. «Per me è molto importante condividere. Viaggiando in bicicletta fai esperienze uniche, i sensi ti aiutano a capire. Vedi particolari che in macchina sfuggono, respiri odori, incontri persone, è una scoperta continua. È bellissimo il rapporto con la gente, trovi molta disponibilità, generosità. Conosci culture, vedi luoghi bellissimi. Io, per esempio, ho un ricordo fantastico della Siria, abbiamo visitato, Aleppo, Palmira, Damasco. Luoghi da favola, che solo pochi anni dopo sono diventati cumuli di macerie, distrutti dall'uomo».
LA VIA FRANCIGENA
Parlare con Fiorin apre la visione a nuovi orizzonti, non necessariamente lontani. Viene voglia di pedalare e di chiedergli qualche consiglio di itinerari. Lui diventa un fiume in piena. Per chi vuole conoscere l'Italia la via Francigena (il tratto italiano va dal San Bernardo a Roma) è l'ideale: «Molto meglio del Cammino di Santiago in Spagna. Lungo la Francigena, che è stata splendidamente attrezzata nel 2016 per il Giubileo, con ostelli, fontane e sentieri sicuri, si attraversano posti indimenticabili, come la Val d'Orcia, Montalcino, Pontremoli, dove si può dormire per 10 euro in un ostello dentro un castello». A Nordest non c'è che l'imbarazzo della scelta: la Treviso-Ostiglia che parte da Quinto e però si ferma dopo 60 km nel vicentino, la Valsugana da Bassano verso Caldonazzo, la Tarvisio-Resiutta, inserita nell'itinerario dell'Alpe Adria, e ancora da San Candido verso Brunico e Monguelfo.
LA ROMEA STRATA
Oppure la Romea Strata, il reticolo di strade che percorrevano i pellegrini che dal nord Europa attraversavano il Nordest per confluire nella Francigena diretti a Roma. Questo itinerario è descritto nell'ultimo libro di Fiorin da poco pubblicato. E rientra nel nuovo filone di viaggi di Fiorin che punta alla riscoperta dell'Italia minore, ma non per questo inferiore. «Con gli amici del pedale Veneziano, abbiano deciso di fare il giro d'Italia lungo le coste, un pezzo all'anno. Abbiamo cominciato nel 2015 da Venezia a Santa Maria di Leuca, poi nel 2016 da Brindisi ad Amalfi, lo scorso anno il giro della Sicilia, quest'anno tocca alla Sardegna. Partiamo da Olbia. Tutti con il caschetto in testa».
La sicurezza in bici è l'aspetto a cui Fiorin tiene di più: «L'uso del casco dovrebbe essere moralmente obbligatorio. Anche in città. Le cadute sono sempre in agguato. E il casco ti salva la vita. Inutile vergognarsi o pensare ai capelli che si spettinano. Battere la testa, anche se stai andando a 5 all'ora può essere fatale. Andare in bicicletta è meraviglioso, ma serve prudenza». E lo dice uno che non ha mai guidato la macchina.
Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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