IL RITRATTO
Quante vite conteneva quella di Cesare De Michelis! Che ieri si è

Sabato 11 Agosto 2018
IL RITRATTO
Quante vite conteneva quella di Cesare De Michelis! Che ieri si è interrotta, frenando un attivismo della curiosità sempre suo, fino alla fine: solo un quarto di quello che De Michelis ha realizzato basterebbe infatti a riempire la biografia di un uomo. Il De Michelis più noto è il fondatore della casa editrice, Marsilio che, con i grandi romanzi, e gli autori italiani e stranieri da lui scoperti, ha regalato momenti di gioia anche a chi non ne conoscesse il nome. Cesare, nato settantacinque anni fa a Dolo da una famiglia protestante (e vedremo quanto questo abbia contato), aveva contribuito a fondare nel 1961 Marsilio, ispirandosi al nome del grande giurista patavino, uno dei grandi classici del pensiero politico di tutti i tempi.
LA POLITICA
La scelta non è casuale perché, per i primi tempi (De Michelis vi diventa direttore nel 1969) quelle Marsilio furono edizioni prevalentemente di politica. Che era quella socialista, in rapporto con l'attività del fratello Gianni, uno dei migliori ministri del nostro paese. Allora in Italia socialismo voleva dire modernità, svecchiamento, dinamismo: così almeno lo intendeva Cesare, prima nell'area della sinistra socialista di Claudio Signorile, poi in rapporto con tutto il Psi di Craxi. Ma mai De Michelis intese mettere la sua casa editrice, e lui stesso, al rimorchio della politica, secondo una prassi da intellettuale organico che egli disprezzava al massimo grado. Infatti l'etichetta di casa editrice di «area» gli andava stretta: e a partire dagli anni Ottanta la saggistica Marsilio, oltre alla politica, si aprì alla storia, anche quella della letteratura e dell'arte, e alle scienze sociali. Per approdare poi ai romanzi, che fecero la fortuna anche editoriale della casa editrice. Perché De Michelis non è stato solo un geniale intellettuale: fu anche (etica protestante oblige) un grande imprenditore, dallo scorso anno Cavaliere del Lavoro. Allorché decise nel 2000 di vendere Marsilio a Rcs, pur restando sulla plancia di comando e mantenendo un'autonomia di bilancio alla sua creatura, fece infatti guadagnare il colosso editoriale. Tanto che, quando nel 2016 l'antitrust ha costretto Rcs acquisita da Mondadori a vendere Marsilio, Cesare e suo figlio Luca riacquistarono un'azienda florida. Dobbiamo ricordare tutto ciò perché in Italia spesso si confonde l'editoria di qualità con quella perennemente in perdita: non era questa la concezione di De Michelis, che infatti aborriva l'idea stessa di «piccola casa editrice».
IL FIUTO
Marsilio non lo fu mai e, soprattutto per la sua centralità, non ha mai occupato un posto di nicchia. Imprenditore, ma di cultura, molti dei libri di Marsilio nacquero dalle idee di Cesare, che sapeva individuare un tema e poi gli autori, già «suoi» o nuovi, capaci di sviscerarlo con verve e rigore. Lo stesso metodo che lo portava alla scoperta dei romanzieri lo applicava alla saggistica: tra i più importanti volumi di storia e di scienze sociali pubblicati negli ultimi trent'anni videro la luce nelle collane Marsilio; che erano pure stupendamente eleganti.
La seconda vita di De Michelis fu quella del critico e dello storico della letteratura, disciplina che insegnò nell'ateneo padovano. Non poteva che cominciare con l'Illuminismo veneziano, ma poi i suoi studi toccarono Goldoni, Boccaccio, il Novecento e soprattutto il suo amato Ippolito Nievo: per scoprire sempre i nessi tra Moderno e antimoderno, titolo di una sua raccolta di saggi del 2010, cosi come quelli tra il locale (la cultura veneta) e il nazionale, che infatti è sempre stato un cruccio per De Michelis.
Che cosa è la nazione italiana? Un interrogativo presente non solo nelle sue opere ma in tanti testi pubblicati da Marsilio. E che lo ha condotto, negli ultimi anni, a presiedere un progetto grandioso, il Museo del Novecento italiano (M9), la prima esposizione permanente italiana completamente multimediale, che aprirà tra pochi mesi a Mestre. Chi ha avuto la fortuna di partecipare alle riunioni del comitato dei consulenti non dimenticherà mai il guizzo problematico, la pulce nell'orecchio che De Michelis metteva in ogni intervento. Egli fu quindi (terza vita) anche un intellettuale pubblico, benché forse il termine non gli sarebbe piaciuto: assessore del Comune di Venezia, vicepresidente della Biennale, consigliere del Teatro La Fenice. Per tutto questo, ma non solo, ci mancherà il suo elegante accento, in cui dietro a ogni frase non mancava mai di balenare un'idea.
Marco Gervasoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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