IL RACCONTO
E' un viaggio nella storia e nell'arte. Secoli e secoli di testimonianze

Giovedì 17 Gennaio 2019
IL RACCONTO
E' un viaggio nella storia e nell'arte. Secoli e secoli di testimonianze preziose. Grandi nomi, grandi opere, molte delle quali sconosciute al vasto pubblico. Insomma, un tesoro nascosto e che andrebbe valorizzato e apprezzato. Benvenuti in quelle stanze segrete dell'archivio della gloriosa Accademia di Belle Arti di Venezia. E per arrivarci occorre fare più di qualche scalino nell'antica sede degli Incurabili, alle Zattere, un edificio monumentale che guarda la Giudecca e in particolare, vede dall'altra parte del Canale, la chiesa del Redentore, quello del tradizionale pellegrinaggio nel cuore dell'estate con il suo ponte di barche.
UNO SGUARDO SULL'ARTE
Il tesoro custodito è all'ultimo piano. Qui l'Accademia conserva migliaia di documenti, preziosi materiali che sono oggetto di studio ma soprattutto testimonianze storico-artistiche conservate e catalogate e che risalgono all'anno di fondazione: il 1750. Qui, si intrecciano le arti, i saperi e la trasmissione di una cultura artistica che non ha eguali. L'archivio, aperto al pubblico tre giorni la settimana (lunedì, martedì e mercoledì dalle 8.30 alle 12.30), apre una grande finestra sul passato e attraverso un migliaio di buste e registri non solo viene narrata la storia della città, ma anche degli allievi, (molti dei quali diventeranno artisti famosissimi e apprezzati nel mondo) e dei docenti che qui hanno lavorato e trasmesso i loro saperi.
DA SAN MARCO ALLA CARITÀ
L'Accademia di Venezia ebbe i suoi primi anni al Fonteghetto della Farina a San Marco, a due passi dalla Piazza più famosa del mondo, ma la raccolta del materiale in modo sistematico è avvenuta, grazie anche alle allora sensibilità ideali, con l'età neoclassica e soprattutto con il trasferimento all'ex complesso dell'Abbazia e della Scuola grande della Carità, a due passi dall'odierno ponte dell'Accademia sul Canal Grande adattata a questo scopo dall'architetto Giannantonio Selva. Una sede che l'istituzione occuperà per circa un secolo fino a qualche anno fa quando si trasferì agli Incurabili, per lasciare spazio al progetto di allargamento museale delle Gallerie dell'Accademia.
Ed è stato proprio con l'arrivo nella nuova sede nel 2003 che si è avviato il complesso lavoro di riordino e catalogazione grazie ad un contributo della Regione del Veneto e della Soprintendenza archivistica e libraria per conto del Ministero per i Beni culturali.
DA MANUZIO AD ALBERTI
E così poco a poco è emerso il tesoro nascosto. Studi recenti hanno portato alla luce l'affascinante disegno illuministico, volto a ricavare dalle soppressioni ecclesiastiche materiali da immettere in un nuovo circolo di cultura vivente, finalizzandoli alla formazione degli artisti: si tratta, oltre ai dipinti (oggi per lo più conservati alle Gallerie dell'Accademia, divenute autonome nel 1881), di arredi, stampe, disegni e materiali librari riccamente illustrati (iconografie, raccolte numismatiche, archeologiche, descrizioni di costumi, libri di viaggi, studi sull'armonia e le proporzioni, l'anatomia e il disegno).
INCUNABOLI E CINQUECENTINE
A queste si aggiungono acquisizioni sistematiche e di grande qualità di opere librarie, disegni, stampe, gessi, opere d'arte antiche e moderne. «Al momento abbiamo catalogato oltre 2000 volumi antichi spiega Diana Ferrara e altri mille sono in attesa di esserlo. Il nostro archivio conserva opere rarissime, come numerose edizioni originali di autori del Quattrocento e Cinquecento. Tra queste c'è una delle tre copie esistenti dell'Hypnerotomachia Poliphili, stampato a Venezia da Manuzio nel 1499. Questo notevole testo illustrato non ebbe grande successo nel mercato coevo, ma la sua bellezza e il mistero che lo pervade l'hanno reso attraente agli occhi dei posteri e degno di studio da svariati punti di vista». Tra le altre opere preziose c'è una rara edizione del 1485 del De re aedificatoria di Leon Battista Alberti; la Divina proporzione di Luca Pacioli (studi da disegni di Leonardo da Vinci) del 1509; le Effigies, una raccolta di 20 mila incisioni e disegni di ritratti, fatta dall'abate Corner, suddivisa per temi secondo un criterio enciclopedico (principi, regine, papi, dogi, donne artiste); un raro libro con incisioni del Piazzetta, pubblicato da Albrizzi nel 1779; volumi di ampie tavole anatomiche del Caldani del primo Ottocento e un raro libro con incisioni del Piazzetta, pubblicato da Albrizzi nel 1779.
MANTEGNA, DÜRER E PIRANESI
Le incisioni del fondo antico sono più di quattromila, a partire dal 400, tra le quali quelle di Andrea Mantegna, Albrecht Dürer, Giovambattista Piranesi e un pezzo unico di Giulio Campagnola, La Nuda. Assai particolare la serie di incisioni di Pietro Santi Bartoli del 1650, unite in forma di rotolo che si snoda per 10 metri avente a soggetto un fregio di Trionfi all'antica e raffiguranti le vittorie imperiali sui Germanici.
Sono invece 3500 i disegni e dipinti, tra quelli dei concorsi di allievi poi divenuti famosi e di architetti che hanno avuto relazioni con l'Accademia, come Giovanni Carlo Bevilacqua, Arrigo Boito, Giannantonio Selva, Giacomo Quarenghi e Lorenzo Santi. Tra i tanti, spiccano quelli di Francesco Hayez: disegni, pitture ad olio e un grande autoritratto che ora si trova nella sala della presidenza. Così come le prove di ornato dell'allieva Fiore Brustolin Zaccarian del 1918. Parte a sé fa il Fondo Guido Cirilli, costituito da 1300 disegni del lungo periodo in cui è stato docente di architettura, direttore e presidente (19131954), come i grandi progetti come quelli per l'attuale stazione ferroviaria a Santa Lucia e per il ponte degli Scalzi.
FOTOGRAFIE E IL NOVECENTO
L'archivio fotografico, costituito da circa cinquemila unità di vario genere con immagini che raccontano la trasformazione nel tempo del paesaggio urbano veneziano. Di notevole interesse anche le 500 incisioni e l'archivio dell'Associazione Incisori Veneti (Aiv) che conserva la documentazione dell'attività del sodalizio dall'anno di fondazione(1954) fino alla data del suo scioglimento nel 2012. Istituita da Giorgio Trentin, Giovanni Giuliani, Tranquillo Marangoni, Remo Wolf, Virgilio Tramontin, Neri Pozza, Tono Zancanaro, Giovanni Barbisan e Bruno Colorio, l'associazione era nata per promuovere e diffondere i linguaggi incisi a livello veneto, nazionale e internazionale. Nel patrimonio da svelare ci sono anche le opere di docenti artisti del Novecento, tra cui Emanuele Brugnoli, Guido Cadorin, Giuseppe Cesetti, Guido Cirilli, Mario Deluigi, Mario Guadagnino, Virgilio Guidi, Arturo Martini, Gino Morandis, Fabrizio Plessi, Bruno Saetti, Ettore Tito, Giancarlo Franco Tramontin, Alberto Viani, Carmelo Zotti. «Un fondo storico come il nostro non si riscontra facilmente nelle altre realtà afferma il direttore dell'Accademia, Giuseppe La Bruna -. Il nostro desiderio è quello di farlo conoscere, insieme al patrimonio delle altre Accademie di Belle arti d'Italia con una mostra ai Magazzini del Sale nel settembre di quest'anno probabilmente in collaborazione con il Ministro dell'Istruzione e dell'Università».
Daniela Ghio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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