Il Prosecco ai tempi di Napoleone

Giovedì 22 Febbraio 2018
Il Prosecco ai tempi di Napoleone
LO STUDIO
Benedetta la solerzia degli impiegati del catasto napoleonico. Al loro scrupolo oggi si deve l'acquisizione di un dato scientifico: la presenza del Prosecco sulle colline del Conegliano Valdobbiadene non è più un'opinione. Una mappa risalente al 1811 indica infatti la presenza di un toponimo al prosecco sulle colline trevigiane. Il territorio si trova tra Falzè e Collalbrigo, ai piedi dei colli di Conegliano. Una scoperta fondamentale per ricostruire la storicità delle bollicine del Conegliano-Valdobbiadene ai fini della Candidatura Unesco delle colline del Prosecco superiore: un dato oggettivo che rileva la viticoltura del Prosecco da almeno 200 anni.
I CONTI MONTALBAN
Per località al prosecco si intendono con certezza i terreni di proprietà (al tempo) dei conti Montalban. Qui, dunque, è registrata prima dell'Ottocento la presenza di uve di glera. Una delle sorelle Montalban sposò un Carpenè ereditando terra e viti. E proprio a questa famiglia di enologi (uno per tutti Antonio Carpenè) si riferisce il perfezionamento del metodo di spumantizzazione del Prosecco.
LA PROVA
La copia della mappa catastale è dunque la prova principe acclusa al dossier con le integrazioni che proprio oggi sta viaggiando da Treviso a Roma. E che nei prossimi giorni sarà spedito alla sede Unesco di Parigi. L'importante acquisizione è avvenuta nel corso delle indagini integrative richieste dall'interim report di Icomos (Consiglio internazionale dei monumenti e dei siti composto da esperti indipendenti), una sorta di relazione tecnica interlocutoria che ha il fine di richiedere approfondimenti aggiuntivi in vista della candidatura di un sito o di un territorio al titolo di Patrimonio mondiale dell'umanità. Una scoperta incoraggiante, che in qualche modo blinda le perplessità che i tecnici avevano nutrito circa la storicizzazione della coltura vitata sulle colline della Docg. «L'area di Collalbrigo è ricordata come una zona di tradizione viticola dal 1600 -spiega Leopoldo Saccon, membro del comitato scientifico per la candidatura Unesco e responsabile del dossier - ma nelle mappe finora consultate, non davano indicazioni toponomastiche così precise. Si tratta di carte militari realizzate con ricognizioni aeree, condotte con metodo diverso rispetto al catasto napoleonico, che faceva investigazioni de visu».
LA FILLOSSERA
Poi, certo, a falcidiare le viti è arrivata la fillossera. La denominazione però fissa un precedente importante. «Usciamo dal mondo delle idee: oggi sarà molto più difficile sostenere che il Prosecco sia una coltura intensiva nata nel dopoguerra. La fillossera ha messo in ginocchio la viticoltura europea tra la fine dell'Ottocento e il Novecento. Ma le particelle vitate del Prosecco non si sono estinte».
A MEZZA COSTA
Che il catasto napoleonico riveli una località al prosecco a Collalbrigo, cioè in un territorio a mezza costa è un valore aggiunto in più. «Questo documento ci rafforza. Perché anche un territorio che ha un valore paesaggistico oggettivamente inferiore alle colline vere e proprie, oggi registra un valore storico in più».
COOPERATIVE
Da questa storica acquisizione parte dunque il dossier che i funzionari Icomos di Parigi riceveranno tra pochi giorni. Candidatura al sicuro, dunque? «È presto per dirlo. Potrebbero essere richieste altre integrazioni. Ma questo è normale e legittimo». Saccon entra anche nel merito di una notizia che poi si è rivelata infondata, ovvero che alla base di uno stop dell'iter ci fosse un'ipotesi di bocciatura per i massivi trattamenti con fitofarmaci sulle colline. «Cosa di cui non si fa cenno. Del resto forse gli attacchi non sono così incomprensibili. Il Prosecco ha tanti concorrenti». L'altra questione importante da sanare riguardava il valore unico delle colline. Ad essere particolare e tutta nordestina è infatti la storia delle cantine cooperative. Il territorio del Prosecco non ha subito apprezzabili modifiche nella proprietà dall'Ottocento ad oggi. È un vino prodotto da aziende familiari non da colossi.
L'ENOLOGIA
«L'altro aspetto su cui abbiamo posto l'accento nel controdossier è il ruolo della ricerca e dei campus: grazie agli istituti enologici la provincia di Treviso ha giocato un ruolo fondamentale nell'enologia moderna, esportando professionisti dal Sudafrica all'Australia». Infine la differenza, essenziale, tra territorio della Doc e colline della Docg. «Abbiamo dovuto chiarire bene questo, perchè le commissioni non riuscivano a percepire la relazione tra l'esiguità del territorio collinare, e tutta la produzione di Prosecco che ormai invade i mercati mondiali». Ed ecco la sinfonia della collina, dell'erto, della vendemmia eroica su vigneti impossibili a mano nuda. Cosa accadrà ora? «La fase tecnica è terminata. A marzo dovremmo avere il responso. E potrebbe trattarsi di una promozione, come ci auguriamo, o di un'ulteriore richiesta di revisione del dossier». Al massimo, rimandati a settembre.
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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