IL PERSONAGGIO
Tre by-pass al cuore, tre stent, un pacemaker, una protesi al

Martedì 18 Dicembre 2018
IL PERSONAGGIO
Tre by-pass al cuore, tre stent, un pacemaker, una protesi al ginocchio sinistro e una a quello destro in arrivo. Il paziente, che ha già compiuto 78 anni, non passa la vita su un letto di ospedale, ma sul parquet dei campi di basket. Gioca ancora, alla grande. È nazionale over 75 e con l'Italia ha recentemente conquistato la medaglia d'argento ai campionati del mondo, over 70, giocando con avversari e compagni più giovani e perdendo in finale contro la Russia.
IL CAMPIONE
Giorgio Cedolini, una vita per il basket, racconta con orgoglio la sua terza o quarta giovinezza. «Sono rinato, quando ho scoperto che il mio cuore aveva problemi piuttosto seri. Era il 2001, ero un sessantenne che credeva di essere sanissimo, avendo condotto una vita molto attenta, sempre allenato e sotto controllo medico. Invece avevo le coronarie ostruite al 90%, mi hanno operato d'urgenza. Poteva essere la fine, ma io senza basket non so stare. Appena mi sono ristabilito ho ripreso in mano il pallone. Ho avuto negli anni successivi altri interventi medici a causa di un infarto che ha comportato l'aggiunta di uno stent e un pacemaker. Ma io continuo a giocarmela». Ma con tutti questi problemi di cuore, l'attività agonistica è compatibile? Cedolini dà una piccola scrollata alle spalle e ridacchia: «A dire il vero, pochi della nazionale hanno l'abilitazione agonistica. Io mi sono consultato con la mia cardiologa che, per fortuna, è una tifosa sfegatata della Reyer e mi ha detto di giocare ma cercando di non correre troppo».
UN MITO VENEZIANO
Veneziano, nato nel 1940, a 17 anni già giocava in serie A con la Reyer. Quattordici stagioni consecutive, capitano, una bandiera. Si scrive Cedolini, si pronuncia Reyer, ha coniato Massimo Foscato, un giornalista specializzato nel basket. Un amore con qualche spina e un divorzio traumatico nel 1970, come ricorda ancora con amarezza: «Doveva essere la mia ultima stagione con la maglia della Reyer. Avevo deciso di smettere, perché non riuscivo più a conciliare allenamenti e lavoro, ma volevo chiudere in bellezza, invece la società decise di togliermi la fascia di capitano per cederla a Vianello. Per me è stato un affronto». Poco importa che quel Vianello fosse Gabriele, per tutti Nane, uno dei più grandi campioni dello sport veneziano con 127 presenze in nazionale e una carriera nel Simmenthal Milano, la squadra che dominava in quegli anni.
IL PASSAGGIO AL MESTRE
La vendetta di Cedolini fu spietata. Divenne capitano della squadra di Mestre che giocava in serie B e la trascinò alla promozione. Non solo, l'anno successivo nel derby con la Reyer, trascinò Mestre alla prima vittoria della sua storia su Venezia. Cedolini, cita Il Gazzettino: «Da quando ho cominciato a giocare nel 1954 ho raccolto tutti gli articoli che mi riguardano, quella volta il giornale titolò così: «Cedolini batte la Reyer». Un'ottima carriera la sua, un campione che forse poteva diventare un fuoriclasse. Ma i tempi erano diversi. Anche se giocavi in serie A, dovevi lavorare. Lui era funzionario Telecom: al mattino alla scrivania, al pomeriggio in palestra. «Ma solo tre allenamenti alla settimana - precisa - erano ritmi diversi e forse questo mi ha preservato consentendomi di arrivare in forma alla mia età. Certo se penso agli ingaggi di oggi, qualche rimpianto ce l'ho. Sa qual è stato il mio guadagno maggiore? Una cucina a prezzo scontato. Lo sponsor della Reyer era la Noalex e mi hanno venduto una moderna cucina a prezzo di costo».
L'ARRIVO IN NAZIONALE
Ma le soddisfazioni, anche se non economiche, sono state molte e non sono ancora finite. «La chiamata in nazionale over 75 è stata una grande sorpresa. Io continuavo ad allenarmi, ma non pensavo più alle partite vere. Invece mi sono ritrovato in campo come ai vecchi tempi. Ho rivisto giocatori che erano stati in passato miei rivali. Grandi campioni come Ossola, Flaborea e D'Amico. Tra di noi il tempo sembra essersi fermato, in campo c'è lo stesso entusiasmo. Finché giochi con i pari età ti sembra di essere ancora al massimo, ma se l'avversario è più giovane te ne accorgi. Una volta abbiamo fatto una partita di allenamento contro una selezione over 55: non abbiamo visto palla». Per Cedolini il basket è una religione. Se non tira a canestro soffre. Nel cortile dell'elegante complesso residenziale di Spinea dove vive, l'ingresso del suo appartamento non passa inosservato: alla parete c'è affisso un canestro ad altezza regolamentare. «Mi alleno tutti i giorni nel tiro, così tengo la mano calda».
PASSIONE DI FAMIGLIA
Una passione per la pallacanestro che ha trasmesso anche ai suoi figli. «Paola, Nicola e Marco, hanno ottenuto ottimi risultati, solo Marina ha tradito il basket per il rugby, perché il marito giocava in serie A. Ma sua figlia Giorgia Callegari gioca in A2. Ed è quasi più alta di me. Io ero 1,87 cm, ma con gli anni sono un po' sceso». Ora il traguardo di Cedolini sono i mondiali di Helsinki in programma tra luglio e agosto del prossimo anno. Vuole presentarsi all'appuntamento in gran forma, però prima deve sistemare l'altro ginocchio. «Non sarà una protesi in più a fermarmi». I vecchietti della nazionale continuano a prepararsi con il massimo impegno.
MONDIALI IN FINLANDIA
Le acciaierie Valbruna hanno deciso di sponsorizzare la squadra e di sostenere le spese della trasferta in terra finlandese. Le convocazioni verranno diramante fra qualche mese, anche perché per ora la squadra si trova senza allenatore, dopo la rinuncia di Tonino Zorzi, altra leggenda del basket italiano. «Tonino è un grande - racconta Cedolini - ma lui credeva di avere ancora dei ragazzini da guidare, ci spremeva come limoni. Sa alla nostra età è meglio non scherzare». La panchina di Zorzi è saltata. Nonno Cedolini e gli altri giocatori cercano un coach ambizioso e con un po' di esperienza, perché per il 2019 il traguardo è il titolo mondiale. «Noi ci proveremo, ma contro colossi come Stati Uniti sarà dura». E gli anni passano e molti degli over 75, stanno per diventare over 80. «Ci stiamo già organizzando - tranquillizza Cedolini, mentre prepara la borsa per andare in palestra ad allenare una squadra di giovani di Spinea - stiamo preparando la nazionale over 80. Non abbiano nessuna intenzione di smettere. Ci divertiamo troppo». Ha passato quota cento da un pezzo, ma per lui la pensione non esiste.
Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it)
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