IL FENOMENO
Con The Post, il nuovo emozionante film di Steven Spielberg atteso

Domenica 14 Gennaio 2018
IL FENOMENO
Con The Post, il nuovo emozionante film di Steven Spielberg atteso in sala il 1° febbraio (con 01 Distribution-Leone Film Group), il cinema rende ancora una volta omaggio alla libertà di stampa, al giornalismo d'inchiesta, alla ricerca della verità. Interpretato da Meryl Streep e Tom Hanks, The Post racconta il coraggio dell'editrice del Washington Post, Katharine Graham, e dei cronisti del quotidiano americano che nel 1971 pubblicò, in parallelo con il New York Times e malgrado le forti pressioni della Casa Bianca, i documenti segreti del Pentagono, prova schiacciante delle mille bugie dette dal governo sulla guerra in Vietnam.
«Credo nella stampa libera e spero che The Post renda il pubblico consapevole degli sforzi che questa fa per trovare la verità», ha detto Spielberg. Film militante e impegno morale evidente, da parte del regista, mentre in America il presidente Donald Trump non perde occasione per attaccare la stampa costretta nel mondo intero a fare i conti con la rivoluzione tecnologica che rende virali le notizie, il sensazionalismo esasperato, la piaga delle fake news.
LUCI E OMBRE
The Post, protagonista annunciato agli Oscar, rinnova il dialogo mai interrotto del cinema con il giornalismo che nel corso dei decenni è stato descritto tra luci e ombre, coraggio e ambiguità, spregiudicatezza e dilemmi morali. Sullo schermo l'informazione funziona sempre: mitizzata quando insegue la verità, criticata senza sconti quando manipola i fatti, li inventa o viene a patti con il potere. Tra Il caso Spotlight, Oscar 2016, sull'inchiesta del Boston Globe sui preti pedofili, e L'asso nella manica (1951) di Billy Wilder in cui il cronista senza scrupoli Kirk Douglas è disposto a tutto in nome dello scoop, la lista dei film sul giornalismo conta decine di titoli-cult.
Sono eroici i cronisti del Washington Post Bob Woodward e Carl Bernstein (rispettivamente Robert Redford e Dustin Hoffmann) in Tutti gli uomini del presidente, il capolavoro di Alan J. Pakula (1976) dedicato allo scandalo Watergate e vincitore di quattro Oscar. In Frost/Nixon, diretto da Ron Howard nel 2009, ingaggia un duello con il potere David Frost, il giornalista che nel 1977 riuscì a trascinare l'ex presidente Richard Nixon davanti alle telecamere. Ed è un simbolo della libertà di espressione il conduttore tv protagonista di Good Night, and Good Luck diretto nel 2006 dal democratico George Clooney.
DILEMMI MORALI
Alcuni film hanno esplorato con onestà i dilemmi morali dell'informazione. Come Diritto di cronaca di Sidney Pollack (1981) con Sally Field nei panni di una cronista che sbatte un presunto omicida in prima pagina, alimentando la macchina del fango. Truth - il prezzo della verità (2015) racconta le dimissioni del famoso anchorman Dan Rather in seguito alla controversa messa in onda di un servizio di denuncia sul presidente George W. Bush. E riflette sulla necessità di verificare le notizie nell'epoca in cui l'informazione rimbalza nel web alla velocità della luce.
Non mancano film che del giornalismo danno un'immagine discutibile o negativa. Nell'immortale commedia Prima Pagina di Billy Wilder (1974) il reporter Jack Lemmon deve vedersela con il cinismo del direttore Walter Matthau. Sono invece arrivisti senza scrupoli (uno arriva ad utilizzare la moglie come esca) che speculano sulla morbosità dell'opinione pubblica i cronisti di nera a caccia di un serial killer nel noir Quando la città dorme di Fritz Lang (1956). Anche la morte in diretta serve a far impennare gli ascolti nel cult di Sidney Lumet Quinto potere, del 1976.
E, insieme al Kirk Douglas di L'asso nella manica, due sono i mostri che hanno segnato il giornalismo cinematografico: Burt Lancaster, temutissimo critico che fabbrica uno scandalo per neutralizzare il fidanzato della sorella in Piombo rovente (1957) e Jake Gyllenhaal, Lo Sciacallo del film omonino del 2014: filma le vittime degli incidenti per rivendere le immagini-choc alle tv locali.
Il capolavoro di tutti i tempi resta Quarto potere di Orson Welles che nel 1941 ricostruì la vita di un magnate dell'editoria. In Italia Marco Bellocchio, nel 1972, indagò sui legami tra stampa, politica e forze dell'ordine in Sbatti il mostro in prima pagina. Nel 2009, in Fortapàsc, Marco Risi rese omaggio a Giancarlo Siani, l'eroico cronista del Mattino ucciso dalla camorra. È la stampa bellezza, come recita la battuta di L'ultima minaccia (1952) con Humphrey Bogart. E al cinema funziona sempre.
Gloria Satta
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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