IL BINOMIO
Un paio di anni fa fummo fra i primi a parlare di Luca Tomasicchio

Lunedì 16 Ottobre 2017
IL BINOMIO
Un paio di anni fa fummo fra i primi a parlare di Luca Tomasicchio e del suo ristorante, Tola Rasa, in un servizio sulla nuova ristorazione padovana (ci torneremo presto, visto che il panorama, nel frattempo, si è molto arricchito, fra aperture, arrivi e trasferimenti). Fu una soddisfazione (per Luca, certo, ma anche per noi) vedere, un paio di mesi più tardi, un pezzo intitolato: Dalla pasta e fagioli al cappuccino, ogni cosa è un gioiello, dedicatogli da un prestigioso settimanale. Ora, Paolo Massobrio, nella sua guida Bibenda (che recensisce ristoranti, botteghe, aziende, produttori di vino e di olio) premierà Tola Rasa (Padova, via Vicenza, 049/723032) come miglior ristorante del Veneto 2018, un premio alla evoluzione, cioè all'insegna che più è cresciuta negli ultimi 12 mesi.
Luca, 41 anni, doveva diventare avvocato ma ha preferito (partendo da lavapiatti) incamminarsi sul tortuoso sentiero della cucina e della vita, passando dal Dolada alle Calandre, da Cracco a Blumenthal (Londra) e poi in Francia. Alla fine si è messo in proprio, in questa palazzina ristrutturata che un tempo ospitava un'osteria e adesso apre alle 7 del mattino (colazioni d'autore), a pranzo è enoteca, e chiude a notte fonda, con una sosta pomeridiana.
POLIPO IN CREMA DI PATATE
La forza di Luca è una cucina elegante, moderna ma accessibile a tutti i palati e a (quasi) tutti i portafogli. Per fare un esempio: un menu degustazione tipo, a 56 euro, può prevedere Frittura di mazzancolle e verdure con maionese profumata al lime, Polipo in crema di patate ed estratto di prezzemolo, Risotto al limone, rosmarino, nervetti e gamberi viola (un classico di Luca, assieme all'Orto), Amo del giorno, Terrina di fegato grasso marinato al Torcolato e crostini ai cereali, Gelato della casa (alla Nocciola tonda gentile delle Langhe, al Pistacchio di Bronte o alla Vaniglia). Ma si può scegliere alla carta: con tre piatti (antipasto, primo, dessert) si sta sui 40, sempre vino escluso.
Da vedere c'è anche il lavoro della cucina, a vista, dove tutto scorre silenzioso e sereno, in contrasto con l'idea che lo chef debba essere una specie di despota che semina il terrore. Invece è tutto lieve, anche in sala, dove Irina, lettone ma in Italia da vent'anni, compagna di Luca, è una guida affidabile attraverso una bella carta dei vini. Un vero gioiellino, insomma. E neppure troppo costoso.
C.D.M.
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