Evitare la divisione si può Una terza via per Mestre

Lunedì 21 Agosto 2017
«Se ci fossero due vicesindaci, uno per Venezia e uno per Mestre; se la competenza territoriale degli assessorati fosse suddivisa tra centro storico e terraferma dopo aver accorpato materie simili tra loro; e se fossero restituite delle deleghe vere, con capacità di spesa, alle Municipalità, probabilmente le stesse motivazioni separatiste verrebbero superate». Ne è convinto Roberto Stevanato, uno che è schierato a favore dell'autonomia amministrativa di Mestre sin da quand'era il braccio destro di Piero Bergamo e conferma il suo sì se mai si dovesse tornare per la quinta volta a votare il referendum. Di questa possibile ricetta in attesa che il presidente della Regione Luca Zaia prenda una decisione e degli sviluppi della successiva, sicura battaglia legale promossa dal sindaco Luigi Brugnaro il presidente del Centro Studi storici di Mestre ne parla nell'intervista rilasciata sull'ultimo numero del settimanale L'incontro della Fondazione Carpinetum, in cui spiega: «A Mestre manca una cultura dell'identità cittadina. Sindaco, assessori e uffici devono rendersi conto che stanno amministrando due città diverse, Venezia e Mestre. Già trent'anni fa auspicavamo due progetti distinti per il centro storico e la terraferma. Ora tutto il Comune paga le conseguenze della mancanza di un piano per l'area insulare». Alla domanda sull'eventuale chiamata alle urne, Stevanato non ha dubbi: «Mestre è ancora considerata periferia e questo è il motivo di fondo per cui la sua storia millenaria viene negata, come sottolineava Piero Bergamo. La verità è che Mestre è nata come città, ma è stata ridotta a periferia. La separazione amministrativa le ridarebbe la dignità che le spetta. Il fatto che finora sia sempre stata bocciata è la ragione per cui i problemi di Mestre sono rimasti irrisolti e quelli di Venezia sono peggiorati». Eppure le motivazioni al voto potrebbero anche essere superate, non tanto perché a bloccarlo sia un giudice, ma se si procedesse a una complessiva riorganizzazione del Comune. «Il problema di fondo è che in terraferma manca un luogo decisionale che funga da punto di riferimento per i problemi e le esigenze dei cittadini. Purtroppo il sindaco Brugnaro ha avocato a sé tutte le decisioni e tolto anche le deleghe alle Municipalità, che nel quadro della Città metropolitana andavano invece valorizzate sostiene Stevanato Così si alimentano le motivazioni autonomiste che forse cadrebbero se si puntasse subito su due vicesindaci e la suddivisione territoriale, di qua e di là del Ponte della libertà, degli assessorati accorpati in maniera interdisciplinare, ad esempio l'Urbanistica con i Lavori pubblici e la Mobilità, per cui le necessità in centro storico e in terraferma sono evidentemente diverse».
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