Delitto Pamio, 25 anni di carcere

Giovedì 18 Ottobre 2018
Delitto Pamio, 25 anni di carcere
LA SENTENZA
MESTRE Venticinque anni di reclusione per Monica Busetto l'ex operatrice socio sanitaria di 56 anni, accusata di aver ucciso la vicina di pianerottolo, l'ottantasettenne Lida Taffi Pamio, nella sua casa di viale Vespucci, a Mestre, nel dicembre 2012.
La sentenza è stata emessa ieri, dalla Corte d'assise d'appello di Venezia, a conclusione del processo bis, celebrato in aula bunker a seguito della decisione con cui, lo scorso aprile, la Cassazione ha annullato la prima decisione d'appello, limitatamente alla sussistenza di una delle aggravanti contestata all'imputata, quella di aver agito per futili motivi. Niente ergastolo, dunque, ma neppure la pena più lieve sollecitata dai difensori della donna, gli avvocati Alessandro Doglioni e Stefano Busetto, che hanno cercato di ottenere almeno la concessione delle attenuanti generiche per far scendere la pena attorno ai 16 anni. Su questo punto i due legali hanno già annunciato che presenteranno un nuovo ricorso per Cassazione, ma le sorti del processo appaiono segnate e sarà difficile che la Cassazione possa nuovamente annullare con rinvio, considerato che nella sentenza della scorsa primavera si è già espressa in merito alla responsabilità della Busetto.
IMPUTATA ASSENTE
All'udienza di ieri l'imputata ha rinunciato a comparire: «Non se l'è sentita di ascoltare ancora una volta le parole di chi la dipinge come un'efferata assassina, circostanza che continua a negare con determinazione, senza essere creduta», ha spiegato l'avvocato Doglioni.
La discussione del caso era limitata alla sola rivalutazione dell'aggravante dei futili motivi (con conseguente ricalcolo della pena) e il presidente della Corte, Alessandro Apostoli Cappello, ha deciso di celebrare l'udienza in camera di consiglio, e dunque a porte chiuse, lasciando fuori i giornalisti, ma anche la matrigna della Busetto, Mariella Schiavon. La sentenza è arrivata attorno a mezzogiorno, dopo che il sostituto procuratore generale Francesco Giovanni Cicero si era battuto per la conferma dell'ergastolo, sostenendo che è attendibile la versione fornita dalla complice della Busetto, Susanna Lazzarini, detta Milly, e che i motivi del delitto sono da considerarsi effettivamente futili. La pena di 25 anni, di sei mesi più severa rispetto a quella inflitta in primo grado, è stata commentata negativamente da Mariella Schiavon, la quale ha parlato di persecuzione a carico dell'ex operatrice socio sanitaria. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni.
LA PROVA DECISIVA
La Busetto si è sempre proclamata innocente, assicurando di non aver avuto alcun ruolo nell'uccisione dell'anziana vicina di casa, e i suoi difensori si sono battuti invano per evidenziare le tante, troppe contraddizioni emerse nel corso del processo. Versioni contrastanti, reticenze, elementi che non coincidono: quanto basta per impedire di poter giungere ad un giudizio oltre ogni ragionevole dubbio, necessario per poter pronunciare una sentenza di condanna. Ma i giudici sono stati di diverso avviso.
La prova principale a carico di Monica Busetto consiste nelle tracce biologiche della vittima ritrovate sulle maglie di una catenina spezzata, rinvenuta a casa dell'imputata e ritenuta di proprietà di Lida Taffi Pamio. I difensori sostengono quel test è stato falsato da una contaminazione del campione sottoposto ad esame, tesi ritenuta non fondata dai vari giudici che hanno approntato il caso. La responsabilità della Busetto è stata confermata anche dalla Lazzarini, la quale ha fornito diverse e contraddittorie versioni e non è stata ritenuta credibile su tutto. La presenza di Milly nella casa di viale Vespucci è però una certezza, in quanto sono state rinvenute le sue impronte su un interruttore della luce.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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