«Con il violoncello ora celebro l'arte»

Venerdì 20 Ottobre 2017
L'INTERVISTA
Da quando nel 1986 fu il primo italiano a vincere il concorso Ciaikovski di Mosca, Mario Brunello con il suo violoncello ha intrapreso una carriera internazionale del tutto originale e, per certi aspetti, unica. Se da un lato ha collaborato con i più grandi direttori d'orchestra, da Muti ad Abbado, e solisti, da Pollini alla Argerich, dall'altro ha avviato una serie di progetti che lo hanno portato a confrontarsi e a integrare il repertorio tradizionale con forme d'arte e saperi diversi (teatro, letteratura, filosofia, scienza). Sono nati così spettacoli interattivi per avvicinare il pubblico alla musica. In questa ricerca di nuovi canali di comunicazione, Brunello si è confrontato con jazzisti (Uri Caine, Paolo Fresu), artisti come Marco Paolini, Gianmaria Testa, Moni Ovadia e Vinicio Capossela. E ora sono al via anche una serie di spettacoli di livello internazionale. «Sono stato nominato direttore ospite - dice il musicista dell'Orchestra del sud dell'Olanda fino al 2021. Come sempre dirigerò senza separarmi dal violoncello. Tutti i mesi continuo a recarmi a Londra come docente della Royal Academy. Mi hanno chiesto di suonare alla National Gallery davanti a tre capolavori pittorici». Il primo di questi concerti sarà domani alle 21 nel prestigioso Museo.
Quali opere hai scelto?
«Una tavola di Francesco Botticini, l'Assunzione della Vergine, gli Ambasciatori di Hans Holbein e ovviamente, essendo io di Castelfranco, non poteva mancare un quadro di Cima da Conegliano, l'«Incredulità di San Tommaso». Per presentare questi capolavori ci sarà Guido Beltramini, direttore del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio a Vicenza».
La collaborazione con Marco Paolini si arricchirà di nuove iniziative?
«Con Marco sarò il 9 novembre al Teatro Massimo di Palermo in un nuovo lavoro dal titolo Antropocene. Il testo è di Paolini mentre la musica è di Mauro Montalbetti. Ci sarà anche il rapper Frankie hi-nrg mc. Il perno intorno al quale ruota questo incontro tra narrazione teatrale, musica e canto è il tema dell'evoluzione umana in ambito tecnologico e l'odierno rapporto tra uomo e natura. Subito dopo saremo a Roma all'Auditorium Parco della Musica e poi al San Carlo di Napoli».
E il rapporto con la musica di Bach?
«Sto suonando le Sonate e Partite per violino con il violoncello piccolo che ha la stessa accordatura del violino, ma un'ottava bassa. È uno strumento scomparso con la metà del Settecento che mi ha regalato una seconda vita, consentendomi di allargare il repertorio. Cerco di portare in questi pezzi l'esperienza che ho accumulato utilizzando il mio strumento. A fine ottobre tornerò con le Sonate e Partite di Bach all'Auditorium dell'isola di San Giorgio a Venezia; presto usciranno anche due cd a testimonianza di questa nuova esperienza».
Due parole sulla stagione concertistica di Mestre.
«Ho proposto innanzitutto una triplice inaugurazione. Nella piazzetta dell'ex cinema all'aperto del Toniolo, ho eseguito musiche composte da Charlie Chaplin per i suoi capolavori, con immagini proiettate sul grande schermo. Poi è stata la volta del Coro Manos Blancas del Friuli che coinvolge bambini e adolescenti portatori di handicap che si esprimono cantando con il movimento delle mani, assieme a coristi e musicisti dell'Istituto Margherita Hack di San Vito al Tagliamento e alla Gom, la Giovane Orchestra Metropolitana. Per il terzo appuntamento inaugurale ho voluto rendere protagonista il pubblico, proponendo due volte nella stessa serata la Quinta Sinfonia di Beethoven. La seconda esecuzione era offerta dagli spettatori precedenti a chi veniva dopo, in una sorta di caffè sospeso napoletano.
C'è anche una sorpresa finale
«In aprile avremo il direttore Antonio Pappano impegnato in veste di pianista insieme al violoncellista Luigi Piovano. Sempre in aprile ci saranno anche Ottavio Dantone e Giovanni Antonini, entrambi direttori ma in quest'occasione impegnati rispettivamente come clavicembalista e flautista».
Mario Merigo
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