Carobene, da Padova al palcoscenico de La Venexiana

Martedì 14 Agosto 2018
L'INTERVISTA
Affascinata da sempre dai personaggi femminili. Maria Celeste Carobene, padovana classe 1988, laureata in inglese e russo, ha iniziato a fare teatro quasi per caso.
Il teatro è stato un incontro imprevisto?
«Era un periodo della mia vita in cui avevo solo l'università e mi annoiavo a morte. Ero anche un po' chiusina. Invece nel 2011 ho fatto un corso ai Carichi Sospesi con Silvio Barbiero. E ho abbandonato la mia cupezza».
Poi tutto in discesa?
«La spinta definitiva è venuta dai laboratori con Giorgio Sangati. Così nel 2014, dopo vari laboratori, sono stata ammessa all'Accademia dello Stabile del Veneto. Sono stati tre anni intensi».
Quali progetti per il futuro?
«Come attrice sono in scena ne La Venexiana' con Emiliani e c'è un progetto in corso su Pirandello, a novembre con l'associazione debutta Le città invisibili' e poi sto portando in scena un monologo comico diretta da Lahire Tortora. È la prima volta che faccio un ruolo da ridere...».
Cosa significa essere una donna di teatro nel 2018?
«Per me significa recitare, ma anche molta scrittura. Nonostante faccia anche la regia, vorrei tornare a un teatro in cui l'attore ha un ruolo fondamentale. Essere donna e attrice è ancora ambivalente: da un lato è affascinante, dall'altro è percepito con ambiguità. Anche per questo preferisco dire che faccio teatro».
Come interferisce con la vita privata?
A volte vedo teatro ovunque. Non riesco ad andare a un concerto senza vedere del teatro. Finisce che stacco tutto e mi dedico a un puzzle.
È un peso per i rapporti personali?
«Diciamo che è molto presente. Se hai un partner che fa lo stesso lavoro sono due solitudini che si incontrano, se fa un altro lavoro è difficile spiegare questo mondo complicato».
E allora come stacca?
«In genere non ci riesco. Una cosa che però faccio spesso è prendere un autobus per Sottomarina verso sera... per una passeggiata in riva al mare. Il mare mi calma».
Cosa legge sotto l'ombrellone?
«'Il Signore delle Mosche', ma sono affascinata dai romanzi che sono centrati sulla semplicità».
Ha un'icona o una fonte di ispirazione?
Non è facile. Mi hanno sempre affascinata i personaggi femminili non convenzionali. Il primo che mi viene in mente è la protagonista di Kill Bill. Insomma donne con le palle, donne che non vedo legate a una bellezza femminile. E a mia volta ho il capello corto e non seguo le mode... non sono proprio un maschiaccio, ma preferisco altro all'apparenza.
Vacanze?
«Quest'estate vado 10 giorni a New York, con mia sorella».
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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