Caro Direttore,
noto che anche il Gazzettino fa un uso poco equo (squilibrato

Mercoledì 24 Gennaio 2018
Caro Direttore,
noto che anche il Gazzettino fa un uso poco equo (squilibrato e incomprensibile) della legge sulla privacy. A volte, per fatti di cronaca insignificanti, anche per la reputazione delle persone coinvolte, queste vengono citate con le semplici iniziali. Altre volte, invece, per fatti e incriminazioni anche gravi, le persone vengono sputtanate con tutti i dati anagrafici. Non mi sembra che la legge della privacy sia uguale per tutti.
Domenico Ceoldo
Vigonza (Padova)

Caro lettore,
ciascuno ha i propri punti di vista e non posso escludere che abbiamo commesso errori di valutazione. Ma mi sembra abbastanza ovvio che per fatti di scarso rilievo o importanza si indichino sul giornale le sole iniziali delle persone coinvolte, mentre per vicende gravi si dia conto delle generalità dei protagonisti.
Sarebbe sbagliato se succedesse il contrario. La privacy è materia delicata e complessa. Ci sono regole da rispettare ma esiste anche un ambito di discrezionalità che è compito del giornalista valutare. Ciò che non deve accadere è che usando il pretesto del diritto di cronaca venga data in pasto al pubblico dei lettori o dei telespettatori, senza motivo alcuno, la vita privata delle persone. D'altro canto non si può neppure pretendere di usare la privacy per censurare dati importanti di un'inchiesta giudiziaria o di un fatto di cronaca. Ricevo talvolta lettere di avvocati che contestano il fatto che sia stato indicato sul giornale il nome e cognome di un loro cliente benché costui sia solo coinvolto in un'indagine e non ancora condannato. Singolare richiesta. Se dovessimo applicare questo criterio avremmo dovuto raccontare Tangentopoli o altre importanti inchieste senza dar conto dei nomi dei politici o degli imprenditori indagati. È questo che si vuole? Voglio sperare di no.
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