Carnevale tra la Gnaga e il Matazin

Domenica 24 Febbraio 2019
Carnevale tra la Gnaga e il Matazin
LA TRADIZIONE
Il bianco paesaggio delle Dolomiti ladine del Veneto si orna in queste settimane dei colori dei cortei mascherati. Tutt'altra suono rispetto alle variopinte tute da sci che sfrecciano sulle piste da discesa o arrancano su quelle di fondo. Qui la musica è il gruppo dei suonatori con fisarmonica, chitarre, violini, che precedono le sfilate delle maschere e danno il ritmo del ballo al popolo dei danzatori che si immerge e confonde con i figuranti in maschera. Sono così i carnevali dolomitici, senza spettatori ai bordi del canale di Cannaregio a Venezia, o ai lati delle strade dove sfilano i carri allestiti in varie città e paesi, ma con attori co-protagonisti anche se non indossanti costumi.
RITO E FESTA
Il carnevale di montagna è rito e festa, e come si va a messa , così si vive il iufufui delle domeniche carnevalesche. Longia ch l é bela è il grido che sale dalla piazza verso i suonatori, perché proseguano ad oltranza le vece, cioè le polche salterine, che hanno una somiglianza con le tarante. E al centro della piazza si fa cerchio per accompagnare con i battimani e con le grida le danze e i salti augurali dei Matazins e delle Matazere. Mata è il bisillabo che accomuna le maschere guida di quasi tutte le vallate dolomitiche. Ne parla un ricercatore bellunese, Gianluigi Secco, che alla documentazione dei carnevali alpini ha dedicato diversi libri. Uno ha come titolo Mata. La tradizione popolare e gli straordinari personaggi dei carnevali arcaici delle montagne venete.
LA MASCHERA GUIDA
A iniziare da Rocca Pietore, che confina con la Val di Fassa (il cui carnascer e le sue maschere, quali i Marascons, il Lachè, i Buffon, è uguale a quelli della Ladinia veneta), dove la mascoreda è guidata dal Matazin de Sottoguda o dal Matacinch di Laste, per passare a Zoldo, nella originale borgata di Fornesighe, dove si festeggia la Gnaga, maschera doppia che raffigura vecchiaia e gioventù, e a folleggiare nel corteo è il colorato Matazin, per arrivare in Comelico, dove le mascrade si succedono nelle domeniche di carnevale, da Casamazzagno, a Dosoledo a San Nicolò. I Matazins e le Matazere sono le maschere-guida di questo spettacolare carnevale comeliano, ma non concedono nulla alla follia che sembrerebbe derivare dal termine Mata. Anzi il Matazin del Comelico ha un che di sacrale. A iniziare dalla vestizione, che avviene nelle ore antelucane della giornata della mascrada, quando il giovane prescelto ad impersonare la maschera-guida si reca nella casa della donna addetta a confezionare gli addobbi che rivestono, secondo tradizione, il Matazin: il cilindrico cappello, detto calota, tutto rivestito di monili luccicanti, quasi fosse una sorta di corona regale, desiderio o parodia per il re della festa; le decine di nastri multicolori, che dalla calota scendono sulle spalle e svolazzano durante il ballo; i fazzoletti che circondano i fianchi; i pantaloni bicolori al ginocchio; le calze bianche e le scarpe laccate nere.
ALLEGRIA E DANZE SFRENATE
Completato il rito, il Matazin esce parato come da una sacrestia e chiama a raccolta le altre maschere, che a loro volta s'immettono nelle stradine dei paesi al comparire delle prime luci del mattino, il Laché, I Paiazi, le Matazere, Li Mascri da bel, Li Mascri da brutu e i suonatori che danno il via alla colonna sonora del carnevale ladino dolomitico. Gioia, festa, giovinezza, attesa di una sognata primavera dopo mesi di freddo e di bianco. Così la Zinghenesta di Canale d'Agordo, scelta tra le più appariscenti ragazze del paese, che il corteo mascherato va ad accogliere nella sua casa per poi confluire, assieme ai Matiéi e ai Lachè, nella piazza di Canale, dove tra musica e balli la Zinghenesta danza e salta e comunica allegria. Le maschere colorate e gioiose dei carnevali ladini, soprattutto i Matazin sono senza il vòlto, cioè la copertura del viso, fatta con sagome di legno spesso scolpite da pregevoli intagliatori. In molte località ci sono associazioni che curano la produzione delle maschere lignee.
VOLTI DI LEGNO
La più prestigiosa è sicuramente quella di Fornesighe di Zoldo, dove si svolge da oltre vent'anni un concorso di questi oggetti copriviso, a cui l'Assoziazion del Piodech assegna ogni anno un tema specifico. Sono centinaia gli incisori che hanno lasciato le loro opere, che costituiscono un raffinato museo dell'ironia e del grottesco, da far aderire sul viso ed esporre come collezione decorativa. In altre mascherate invece i vòlti sono volutamente grevi e sommari, ricavati da legni d'abete o di larice, che, indossati dai figuranti dei cortei, rendono stravagante e pittoresca la mascherata. Carnevale in alcuni paesi delle Dolomiti è anche recitazione teatrale nella lingua ladina, con le sue varianti di vallata. Dalla vicina Carnia era stato importato il Contrasto tra Carnevale e Quaresima, su testo originale dello scrittore seicentesco friulano Ermes di Colloredo, e nelle stue del paese di Costalta per decenni due personaggi, l'uno grasso raffigurante il Carnevale e l'altro magro rappresentante la Quaresima, dilettavano i convenuti tra un ballo al suono della fisarmonica e la degustazione dei tradizionali crosti d carnaval, con la recitazione della parodia collorediana. Il Contrasto di Ermes di Colloredo è stato tradotto in ladino e interpretato dal Gruppo musicale di Costalta sui palcoscenici del Comelico.
Lucio Eicher Clere
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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