«Bruce Lee mi vide e scappò»

Mercoledì 24 Gennaio 2018
«Bruce Lee mi vide e scappò»
IL PERSONAGGIO
È la prima ed unica attrice europea ad aver recitato con il mitico Bruce Lee, quello che menava fendenti a destra e a manca, svolazzando agilmente con le arti marziali. Attrice, scrittrice, pittrice, scenografa, giornalista. Lei è Malisa Longo, 68 anni a luglio, veneziana. Una piccola parte nel film girato a Roma nel 1972 nel glorioso L'urlo di Chen che terrorizza l'Occidente che l'ha consacrata a livello mondiale. Per questo, solo pochi giorni fa, Malisa, battezzata the Italian Beauty è stata premiata alla prima edizione del Festival Interculturale di Roma proprio per il suo particolarissimo primato guadagnato nell'Urlo di Chen.
L'APPROCCIO CON LEE
«È incredibile come quella piccola parte mi abbia dato così tanta celebrità nel mondo malgrado gli altri miei 70 film tra cui non pochi con registi importanti come Fellini, Brass racconta Malisa, che sta per Marialuisa Per tutti ero diventata l'«italian beauty», la Cina impazziva per me, mi cercavano in continuazione. E pensare che non volevo nemmeno recitarla quella parte. Ero nel pieno della mia carriera, il mio fidanzato che poi divenne mio marito, Riccardo Billi, ricevette la proposta di curare la produzione delle scene che si dovevano girare qui a Roma. Io ero da poco diventata Miss Cinema a Miss Italia. Bruce Lee mi vide e chiese di conoscermi per capire se potevo accettare quella piccola parte. Riccardo ma dai, che mi fai fare, una comparsata in un film di uno che non conosce nessuno dissi a mio marito. Alla fine accettai. Anche se non mi aspettavo le conseguenze che mi avrebbe portato, soprattutto a livello di celebrità fuori dell'Italia».
KUNG FU AL COLOSSEO
Una panchina in piazza Navona, un ammiccamento a Bruce Lee, poi i due che si appartano in una stanza d'albergo. Lui che prova alcune mosse allo specchio e Malisa che esce dal bagno in tutta la sua bellezza sconvolgente anche per Bruce Lee che, congelato dall'imbarazzo, prende la porta e fugge sulle scale dell'hotel. Questa la scena in cui Malisa ha conquistato la Cina. «Fu un'esperienza incredibile - racconta - per tutto ciò che ho visto e vissuto anche al di fuori del set. Seguii tutte le scene girate a Roma. Ricordo il combattimento all'interno del Colosseo, il più grande match di arti marziali mai girato in Italia con Bruce Lee e Chuck Norris. E la stessa scena replicata anche ai Fori Imperiali e unicamente grazie ad una richiesta ad un vigile urbano senza pagare una lira. Ma il meglio arrivò all'ultimo giorno». Come da tradizione la produzione, attori e maestranze si ritrovano per una cena tutti assieme.
RISSA IN PIAZZA NAVONA
«Andammo in un ristorante vicino a Piazza Navona, dove tra l'altro abitavo pure io. Ad un certo punto mi alzai per avviarmi a comprare una bottiglia di whisky dopo aver invitato Bruce Lee e Chuck Norris assieme a pochi altri a bere qualcosa a casa mia e di Riccardo. Indossavo un paio di pantaloncini corti, quelli che oggi tutti conoscono come gli short che evidenziavano bene il fondoschiena. Mentre camminavo qualcuno fece degli apprezzamenti. Io ero abituata e non ci facevo nemmeno più caso. Ma i complimenti un po' pesanti li sentirono anche mio marito e altri. Ne uscì una rissa nella quale, però, non partecipò Bruce Lee. Lui appena vide che le cose si stavano mettendo male se ne andò via. Non era nel suo credo, nella sua filosofia l'uso delle arti marziali fuori della scena o in un combattimento non regolare. Lo ritrovammo più tardi in hotel».
VENEZIA E LA MOSTRA
Malisa, però, non è solo Bruce Lee. E' ed è stata tanto altro. «Attrici ci si sente e si resta tutta la vita. E così anche per me. E' vero, poi, ho scelto di fare altro, mi sono appassionata alla poesia, alla pittura, scrivo, sono diventata anche giornalista. Ma il primo amore non si scorda mai. Come la mia città, Venezia. Ci torno spesso per trovare mia sorella e mio nipote. E poi ogni anno a settembre assieme a Riccardo mi faccio una scorpacciata di film alla Mostra del Cinema. Ho ancora una casa al Lido agli Alberoni. Un posto magico dove tra corse in bicicletta su e giù per i murazzi, tramonti e giornate passate a prendere il sole mi fanno far pace con la natura e con il mondo e soprattutto mi servono da ispirazione. Pensate che i miei primi dipinti li ho iniziati a fare proprio al Lido e i soggetti erano i paesaggi veneziani, la natura della Laguna».
MALISA, FELLINI E TINTO BRASS
Marialuisa e il cinema della commedia all'italiana in cui lei, bella e dal fisico prorompente, era diventata una sorta di sex symbol di allora. A 17 anni si mise a viaggiare in autostop fermandosi prima a Milano per fare la go go girl (la cubista di oggi) in una discoteca, poi a Roma dove ballò al Piper. Siamo nel 1967, nella capitale Malisa muove i primi passi nel mondo dello spettacolo: fa la modella, l'indossatrice, parecchia pubblicità. Il suo fisico prorompente, gli occhi azzurri intensi dal taglio malizioso e aggressivo, lo sguardo felino ne fanno una presenza interessante che il cinema non si lascia sfuggire. «Nessuna caccia alle streghe, io recitavo, mi divertivo, mi piaceva quello che facevo. Parti piccole, altre da protagonista, ma mi cercavano. 70 film non sono pochi, con registi come Fellini e soprattutto l'amico Tinto Brass. Lo vado spesso a trovare, abita qui fuori Roma. Ho fatto 6 film con lui. Un regista un po' feticcio, mi chiamava anche per piccole cose. Mi ha ispirato il mio primo libro erotico: Così come sono. Scrisse la prefazione. Gli voglio molto bene. Il suo è un cinema con erotismo sì, ma senza morbosità e poi con una fotografia stupenda».
IL CINEMA D'OGGI
Il cinema italiano oggi non è più lo stesso. «È morto, colpa dei finanziamenti statali elargiti a pioggia sempre agli stessi per fare piaceri e conquistare voti. La produzione è veramente un'altra cosa rispetto ai miei tempi». Malisa e il futuro. Un domani ancora pieno di idee, progetti, ispirazioni. «A me piace fare quello che mi diverte, anche alla mia età. Sogno di girare un film intimista a Venezia da attrice protagonista e poter esporre i miei quadri in una mostra di pittura in qualche posto in Laguna. Qui a Roma mi dicono che si sente ancora, dopo tanti anni, che non sono romana de Roma. E vi garantisco che il dialetto veneziano, quello della mia infanzia, fa parte di me malgrado sia andata via da Venezia giovanissima. Le origini non si rinnegano, anzi, io ne vado sempre orgogliosa».
Raffaele Rosa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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