Bristot cento anni di gran caffè

Martedì 12 Febbraio 2019
Bristot cento anni di gran caffè
LA STORIA
Il caffè fa brutti scherzi. Si gusta, ma soprattutto ci si innamora del profumo. Corroborante, genuino, frutto della terra. Lo deve aver pensato anche Domenico Bristot da Belluno cent'anni fa, nel 1919, quando, dopo le macerie della Prima guerra mondiale, e con l'obiettivo di ricostruire l'industria italiana, innamorandosi dell'aroma sprigionato dai chicchi e dal'esotismo di quella pianta, decise di dare il via ad una vera e propria avventura aprendo una torrefazione nel centro dela capoluogo dolomitico. Bristot giovanissimo si era trasferito a Vienna, e nel cuore dell'Impero asburgico, aveva assaporato - è proprio il caso di dirlo - non solo il gusto del caffè torrefatto, ma anche le atmosfere delle Caffetterie che già a quel tempo furoreggiavano all'ombra degli Asburgo con la loro platea di intellettuali, avventori quotidiani e gentili Fraulein.
SOTTO IL MONTE SERVA
Così, al rientro a Belluno, entusiasmato dal clima della Belle Epoque, ecco l'idea di dare il via ad una torrefazione con annessa degustazione. Un progetto che, a quel tempo, fu definitivo innovativo. Domenico aveva fatto arrivare le macchine per la tostatura, quelle per la miscelazioni, giungendo così a produrre una bevanda che divenne ben presto famosa rinomata e ricercata lassù sulle montagne magari con corretto grappa. Un lavoro certosino con una sfida doppia: da una parte decidere di realizzare una torrefazione in un luogo non proprio semplice da raggiungere come Belluno; dall'altra la volontà di dare sostanza ad una richiesta attraverso una produzione di qualità. E fin dall'inizio ecco alle pendici del Monte Serva i maggiori esperti austriaci pronti a collaborare all'idea di Bristot. Una sfida nella sfida con l'obiettivo di importare a Belluno il grande Cafè nel cuore della città, sulla falsariga di quelli asburgici, e per non andare poi tanto lontano anche di Trieste, o i più gloriosi di Venezia e di Padova.
OMAGGIO AL PITTORE
Insomma, un modo per far entrare anche Belluno, allora vera e propria cittadina alla ricerca di una propria identità, dopo aver subito le immani ferite della Prima Guerra Mondiale, nel circolo virtuoso delle città nobili. Un progetto riuscito, anche se numerose sono state le trasformazioni, ma che nel tempo ha dato i risultati sperati.
E proprio a sottolineare il suo attaccamento alla terra che lo aveva vIsto emigrare in Austria e ritornare poi tra le Dolomiti, Domenico Bristot iniziò a lavorare con nuove apparecchiature usate per la lavorazione del caffè componendo la sua prima miscela. Un'operazione che, in qualche modo fu la sua vera fortuna: il caffè made in Belluno venne battezzato con il nome di Tiziano unendo così, in un'abile operazione - che oggi chiameremmo di marketing aziendale - il nome del celebre pittore bellunese di Pieve di Cadore, poliedrico e altresì famoso nel mondo, con la creazione del primo marchio commerciale. In qualche modo Domenico, bellunese doc risultava nel suo lavoro, aprendo proprio la sua Torrefazione, un innovatore così come lo era stato nella storia dell'arte il Maestro cadorino, unendo così al proprio nome anche quello della particolarità di una ditta che, dal cuore delle Dolomiti, iniziava a conquistare i mercati della degustazione.
OTTANTA DIPENDENTI
E ora, la Bristot Caffè si appresta a festeggiare questo traguardo. Gli orizzonti sono cambiati. Il caffè che ora arriva tra le Dolomiti per essere lavorato proviene sempre da Paesi esotici come l'America centrale o il Sudamerica, ma anche da Africa e Asia. Da alcuni anni il marchio è finito nella galassia di Procaffè (con Deorsola fondata a Torino nel 1920, e Breda a Padova nata nel 1921) che fa parte di un'azienda austriaca Wedl & Hoffman Gmbh, una multinazionale del settore alimentare. Attualmente Caffè Bristot ha un fatturato di 33 milioni di euro con una produzione di 5 milioni di chili di caffè prodotti, 80 dipendenti e una presenza del marchio in 65 Paesi. «Per festeggiare questo importante anniversario - sottolinea Gerhard Laner, amministratore delegato del gruppo Procaffè - Belluno e le Dolomiti saranno protagoniste di alcuni eventi che legheranno ancor di più la nostra azienda al territorio. Stiamo elaborando un programma che ci consenta di celebrare questi cento anni di storia guardando al futuro. Siamo un'azienda che, seguendo la tradizione, vuole rimanere legata a questa città come segno di appartenenza.
L'ACCADEMIA
E proprio per sottolineare l'attaccamento al territorio la Bristot ha voluto anche aprire una Accademia del gusto con veri e propri corsi dedicati alla conoscenza dei diversi sapori di caffè con l'obiettivo di coinvolgere non solo gli operatori di settore (pubblici esercizi e ristoratori) ma anche singoli appassionati interessati alla conoscenza dei sistemi di torrefazione o della lavorazione del caffè. «È anche in questa maniera che puntiamo al mantenimento della qualità che contraddistingue il made in Italy. La nostra azienda è fatta di persone, ed è questo che fa la differenza - sottolinea ancora Laner - Gente di montagna che ha saputo convivere con l'asprezza del territorio. Persone testarde e tenaci, ma fiere e appassionate. Sono questi i cent'anni della Bristot Caffè di Belluno».
Paolo Navarro Dina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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