Borghi e Sulla mia pelle la tragica storia di Cucchi

Venerdì 14 Settembre 2018
Borghi e Sulla mia pelle la tragica storia di Cucchi
Alla sua opera seconda (Border), Cremonini passa dalla Siria all'Italia mettendo il naso sull'attualità. È la cronaca dell'ultima settimana di vita di Stefano Cucchi, morto per cause incidentali nove anni fa, andando dall'epilogo al prologo. Il film sceglie la strada meno dichiaratamente politica, come l'accusa a chi lo ha lasciato morire in carcere, o i lunghi trascorsi giudiziari, e si percorre più quella analitica, quasi la fredda descrizione dei sette giorni, scanditi temporalmente dalle didascalie, che passano dall'arresto alla morte. Il tutto desunto, e lo si capisce vista la delicata materia, dagli atti e dai referti, ma non facendone il procedere dell'ingiustizia di Stato bensì della tragedia sia personale che famigliare (la sorella Ilaria interpretata da Jasmine Trinca, o il padre, Max Tortora) di Stefano: le sofferenze corporali, i lividi, il dimagrimento, la solitudine, la perdita di coscienza che si alternano alla freddezza burocratica della macchina che lo tiene imprigionato. Nonostante ciò si afferma come un film politico, senza doverlo accentuare; si potrebbe definire un cinema civile perché di fatto denuncia le storture di un sistema che dovrebbe avere cura dei cittadini e che invece li lascia morire (sulle cause della morte non vi è stata ancora una pronuncia definitiva da parte della magistratura). Lascia a noi il giudizio che pure appare implicito.
La messinscena non batte il tasto dell'emotività a tutti i costi (che avrebbe nociuto al racconto) e gioca le sue carte narrative nella diarchia tra l'interno (Stefano) e l'esterno (la macchina dello Stato), costruendo in questo modo il contrasto tra il singolo e la società, tra il dramma personale e l'indifferenza dei molti.
Molto si deve all'interpretazione di Alessandro Borghi, sottoposto a una dura cura dimagrante di quindici chili, che quasi incarna il personaggio sia fisicamente sia vocalmente (l'estratto audio finale con la voce vera di Cucchi lo dimostra).
Alla domanda Lei è credente?, Stefano risponde No, sono sperante, e noi speriamo che non si debbano fare più film su storie come questa.
Giuseppe Ghigi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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