Biennale, torre dorata alta 22 metri opera americana fatta a Marghera

Giovedì 27 Aprile 2017
Biennale, torre dorata alta 22 metri opera americana fatta a Marghera
Una torre d'oro di 22 metri, opera postuma dell'artista James Lee Byars, che avrebbe voluto rappresentare un faro tra cielo e terra destinato a unificare l'umanità, più grande di quello di Alessandria. Un'idea nata quasi quarant'anni fa e che si è sviluppata con numerose varianti e studi concettuali per tutta la carriera dell'artista. Che non è riuscito a vederla compiuta.
In sua memoria la Werner Gallery di New York ha deciso di partecipare quest'anno alla Biennale di Venezia con questa gigantesca opera ora in fase di installazione sulla fondamenta di San Vio. La torre è stata commissionata alla B.Metal di Scorzè, che l'ha realizzata grazie al supporto dello studio Ab Venice nel suo stabilimento di Malcontenta. La BMetal è un'azienda di tre soci, con tre unità operative, una a Cadoneghe e due a Marghera, occupa 34 dipendenti e si dedica a manutenzioni industriali, nella lavorazione soprattutto dell'acciaio. Ma questa, per le maestranze, è stata una vera e propria sfida. Oggi se il tempo lo permetterà o domani al più tardi la torre sarà completata e la sua installazione sarà conclusa: i primi due pezzi sono già stati montati e risultano ora transennati, gli altri tre, tra cui la cupola finale, saranno trasportati su chiatte in Canal Grande e montati come un enorme costruzioone Lego. La torre è davvero dorata e rappresenta un'opera che ha richiesto una certosina pazienza artigianale: sono state incollate tessere di foglia d'oro delle dimensioni di 5 cm per 3 lungo tutta la parete dell'enorme colonna, come una specie di mosaico. Tutte le maestranze sono state coinvolte e non nascondono la propria soddisfazione per il risultato finale, che sarà visibile da molti angoli di Venezia fino a novembre prossimo, quando sarà smontata e trasportata probabilmente negli Stati Uniti. In origine la galleria americana avrebbe voluto installarla in acqua, ma burocraticamente il percorso sarebbe stato più difficile quindi si è optato per la fondamenta di San Vio: di sicuro, comunque, soprattutto con il sole il suo riflesso incuriosirà e susciterà un'emozione, segno che l'arte ha raggiunto il suo scopo.
Raffaella Vittadello
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