Avvocati, paralisi sul nuovo Codice penale

Martedì 21 Marzo 2017
(vmc) Avvocati veneziani sul piede di guerra contro il disegno di legge di riforma del Codice penale, approvato pochi giorni fa dal Senato e ora all'esame della Camera dei deputati. In attesa di un incontro sul tema programmato il 23 marzo a Roma, i legali riuniti ieri in assemblea alla Cittadella della giustizia hanno deciso di astenersi dal lavoro per l'intera settimana, assicurando esclusivamente i servizi resi obbligatori dal codice deontologico.
«Avvieremo altre forme di protesta: tra queste, la presentazione di tutte le ricadute negative della riforma su questo Tribunale ha annunciato la presidente della Camera penale veneziana, Annamaria Marin Il testo di questo disegno di legge è blindato dal voto di fiducia. E ciò rende impossibili emendamenti migliorativi e l'apertura di un serio confronto». Nel mirino della presidente camerale, più aspetti di una riforma definita da lei e dal collega Giorgio Bortolotto arischiosa sul piano delle garanzie per i cittadini e fonte di illiceità potenziali, per i troppi interventi spot a fini emergenziali o politico-elettorali. E che offre un'immagine del processo italiano assolutamente sbagliata».
«Innanzitutto va bocciato il dibattimento a distanza ha precisato Marin Impossibile poter difendere una persona in simili condizioni. Tanto più che nel nostro ordinamento il giudizio a priori non esiste, e per esso fino alla condanna non ci sono delinquenti ma unicamente imputati». Non minori critiche la rappresentante della Camera penale ha riservato «al congelamento di una prescrizione dai tempi già lunghissimi, e inspiegabilmente sospesa per ulteriori 18 mesi nella fase di appello e altri 18 in quella di cassazione». Nonché «all'aumento dei minimi di pena per furti, rapine e voto di scambio, al business dei braccialetti per i domiciliari che all'occorrenza non ci sono mai, alla delega al Governo sulle misure di sicurezza e ai nuovi princìpi e criteri in materia d'intercettazioni ambientali: carenti per riservatezza e garanzie che il materiale venga messo effettivamente a disposizione delle parti».
«Insomma, una riforma preoccupante a più livelli», ha concluso Annamaria Marin
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