Arcate ostruite, dossier a Veneto Strade e Rfi

Mercoledì 29 Marzo 2017
Arcate ostruite, dossier a Veneto Strade e Rfi
Fino ad oggi nessuno è andato a togliere le montagne cresciute sotto agli archi del ponte della Libertà, forse perché non sapeva del problema. Così i consiglieri comunali del Gruppo Misto Renzo Scarpa e Ottavio Serena hanno scritto tre lettere fotocopia all'amministratore delegato di Veneto Strade Silvano Vernizzi, al presidente del Provveditorato interregionale per le opere pubbliche di Veneto, Trentino, Alto Adige e Friuli (l'ex Magistrato alle Acque) Roberto Linetti, nonché a Luigi Lenci e Maurizio Gentile, rispettivamente direttore della Centrale finanza controllo e patrimonio del Gruppo Ferrovie Italiane e amministratore delegato e direttore generale del Gruppo Rfi.
I tre soggetti competenti e responsabili per il ponte della Libertà, il primo a dire il vero per la tutela e la manutenzione dell'intera laguna, il secondo per il ponte automobilistico e il terzo per quello ferroviario, non potranno più dire che non sapevano, e se accadranno nuove emergenze saranno costretti a intervenire. Se ci sarà una nuova moria di pesci soffocati dalle troppe alghe, come avvenne due anni fa, se le barche che trasportano il 50% dei rifornimenti a Venezia si incaglieranno, e se le ambulanze acquee non riusciranno più a passare sarà loro responsabilità.
Scarpa e Serena hanno allegato alle lettere una corposa documentazione frutto del recente convegno sulla procedura di Valutazione ambientale Strategica attualmente in atto per l'aggiornamento del Piano morfologico della laguna, documento dal quale emergono i tanti problemi che contribuiscono a farla ammalare.
Tra l'altro Scarpa era già intervenuto sulla questione due anni fa, ancora con la Giunta Orsoni, presentando una mozione che partiva proprio dal caso di grave anossia verificatosi a luglio del 2013 e che rischiava di ripetersi anche l'anno dopo.
In quel caso si invitava il Consiglio comunale ad intervenire su più fronti: un sistema di controllo e osservazione permanente sulle condizioni ambientali che favoriscono la mancanza di ossigeno; un servizio di raccolta delle alghe; la rinaturalizzazione di porzioni di laguna con lo scavo del sistema di canali e ghebi naturali già esistente ed oggi scomparso; il ripristino della circolazione dell'acqua sotto agli archi del ponte della Libertà; piantumare d'inverno le fanerogame quale ineguagliabile strumento contro l'anossia; e infine costringere la Regione a finanziare il completamento degli interventi di disinquinamento del bacino scolante in laguna.
Nulla, ad oggi, è stato fatto, e il ponte della Libertà è ormai una diga che divide in due la laguna.
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