Agnolotti e Tacchino Il Natale di Benedetta

Mercoledì 19 Dicembre 2018
Antonio Di Lorenzo

Agnolotti e tacchino: sulla tavola di Natale di Benedetta Parodi il menu è familiare. Perché gli agnolotti sono un piatto piemontese, tipico delle colline del Monferrato. E la famiglia di Benedetta è di Alessandria, città in cui è nata lei come i fratelli Roberto e Cristina. I ricordi si immergono nella memoria dell'infanzia: «Gli agnolotti li mangiavo da bambina, e anche oggi non mancano a Natale, quando ci ritroviamo nella nostra casa di campagna nel Monferrato. Siamo in sedici-diciassette a tavola, perché ciascuno di noi fratelli ha avuto tre figli. Una compagnia assai più numerosa di un tempo: da piccoli a tavola eravamo appena in quattro o cinque, con la nonna Carla, la mamma Laura (eccellente padrona di casa anche se la passione per la cucina me l'ha trasmessa di più la nonna) con il papà Tuccio, che tutti chiamavano così anche se il suo nome era Pietro. Era appassionato del pandolce di Genova, ed è comprensibile perché Alessandria è vicina alla Liguria». Il pandolce è un'antica specialità natalizia genovese ricca di ingredienti: tra questi, zucca e cedri canditi, uva sultanina, zibibbo, acqua di bergamotto e semi di finocchio.
Il nome degli agnolotti deriva da un ferro, anolòt, che era usato per tagliare questa pasta in quadrati. Ma la loro caratteristica riguarda il ripieno, che è solo di carne: non esistono quelli di magro. Ci sono invece gli agnolotti del plìn (dal nome del pizzicotto che serve per chiudere la pasta) che sono più rettangolari, mentre a Calliano, nell'astigiano, il ripieno è formato da carne d'asino. Quelli di Benedetta, invece, sono al brasato e glieli procura una compagna di classe che li produce in un'azienda artigianale.
Se il cappone natalizio è un altro ricordo dell'infanzia, lei preferisce portare in tavola il tacchino: «Quello ripieno all'americana mi piace moltissimo. Lo faccio io con le castagne o con le prugne. Cuoce tutta la mattina, è bello come piatto, è sontuoso anche da tagliare. Il ripieno dell'interno è formato da pane, pancetta e cipolla. Devo confessare che a me piace più con le prugne: ha un gusto più deciso». Ai vini pensa Giorgio Gori, marito di Cristina e sindaco di Bergamo: predilige i rossi importanti per il tacchino, anche se si inizia con le bollicine, che (non solo) alla cognata piacciono parecchio.
A dire la verità, il menu di Benedetta è cotto e mangiato durante il Natalino, così lo chiamano, che si celebra tra sabato 22 (dedicato agli agnolotti) e domenica 23 (protagonista il tacchino) quando la famiglia si riunisce. Non manca a colazione la focaccia portata dalla mamma Laura che sa bene come rendere felici i nipoti: zucchero nel dolce al posto del sale e anche sopra, quasi caramellizzato.
Il Natale vero e proprio i fratelli Parodi lo trascorrono in luoghi diversi. Benedetta e il marito saranno a Roma con la famiglia Caressa. Il che fornirà l'occasione a Fabio di mostrare le sue capacità di cuoco: il suo classico di Natale è la pasta al tonno, con la particolarità che i bucatini, con un'aggiunta di pan grattato, sono ripassati al forno per creare una leggera crosta e aumentare la golosità del piatto. Alla pasta seguono le capesante: «Che però mangio solo io», spiega Benedetta. A proposito della cucina coniugale, lei sostiene che il piatto dell'amore è la paella: «È piacevole da preparare in due, e credo sia un metro perfetto per valutare il feeling della coppia: se viene bene vuol dire che insieme si lavora bene e quindi la coppia funziona. E a noi due riesce ancora bene». Del resto, il marito noto giornalista sportivo racconta ogni giorno le grandi squadre, ma l'unica per cui tifa è l'Alessandria. Non è amore, questa è devozione matrimoniale. Spiega la moglie: «In realtà adesso ha più amici lui ad Alessandria di me».
Benedetta è orgogliosa di essere un'autodidatta: «Non sono una cuoca spiega non ho frequentato scuole di cucina. Non invento nulla. Copio spudoratamente. Però cito sempre le mie fonti, che quasi sempre sono amici e telespettatori». Ha ragione lei. Pablo Picasso ripeteva: «I mediocri imitano, il genio copia».
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