«Tetto a stranieri in aula evita ghetti»

Giovedì 12 Luglio 2018
IL CASO
TRIESTE Sul caso che sta infiammando il dibattito politico (e non solo) a Monfalcone, interviene anche il governatore Massimiliano Fedriga. La sua posizione? Mettere un tetto ai bimbi stranieri in classe, come ha fatto il sindaco di Monfalcone, evitala creazione di ghetti. È stata propro questa la parola usata da Fedriga. Secondo lui, infatti, l'obiettivo «è non creare classi ghetto, in cui ci sono solo bambini stranieri», perché ciò significherebbe «fare l'opposto rispetto a quanto chi si riempie la bocca di integrazione vuole fare. Quando ci sono classi con il 90% di bambini stranieri non si fa integrazione». In questo modo si è espresso Fedriga sulla convenzione sottoscritta dal Comune di Monfalcone (Gorizia) e dagli istituti comprensivi cittadini che fissa un tetto del 45% per gli alunni stranieri in classe. In questo modo però, una sessantina di bambini a settembre sarebbero esclusi dalla scuola materna. A Monfalcone, ha ricordato Fedriga a margine di un incontro, «il 22% della popolazione è straniera. Il sindaco Annamaria Cisint si è interfacciata anche con l'ufficio scolastico per cercare di trovare le migliori soluzioni, penso però che l'alternativa non sia fare classi in cui c'è il 90% o il 100% di bambini stranieri».
Ma i dem vanno all'attacco. «Sbagliato accanirsi contro i bambini e le famiglie italiane e straniere che abitano a Monfalcone», dice il vicecapogruppo del Pd in Consiglio regionale, Diego Moretti sul tetto agli stranieri in classe che potrebbe portare all'esclusione di 60 bambini, soprattutto stranieri. «Qual è la loro colpa? Quella di avere un colore della pelle diverso dal nostro, così da non poter accedere a servizi nella propria cittadina? Capisco il timore educativo-didattico per le cosiddetto classi ghetto, ma è profondamente sbagliato e scorretto, come sta facendo il sindaco Cisint, penalizzare le famiglie che vogliono far frequentare la scuola materna, così come è ipocrita scaricare il problema sui Comuni contermini». Intanto, il caso è finito in Parlamento. La senatrice del Pd Tatjana Rojc ha infatti presentato una interrogazione urgente ai ministri dell'istruzione e della Famiglia per sapere se non vi siano «palesi violazioni degli articoli 2 e 3 della Costituzione».
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