Sempre più malati, ma mancano gli psichiatri

Venerdì 22 Giugno 2018
IL CASO
UDINE Quarant'anni fa nasceva la legge 180 che ha trasformato il modo di guardare alla malattia mentale, quando un coraggioso Franco Basaglia diventava direttore del manicomio di Gorizia, perché così erano chiamati allora. La legge Basaglia è nata da una presa di coscienza e da un desiderio di cambiamento e quarant'anni dopo tutto è cambiato: dipartimenti di salute mentale, centri aperti sulle 24 ore, servizi territoriali fino ai laboratori creativi che svelano l'arte dietro al disagio mentale. È cambiato talmente tanto che l'Icd, la classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi di salute correlati è stata aggiornata dall'Oms dopo 18 anni e nella sua undicesima edizione, fresca di revisione in questi giorni, vede due rivoluzioni epocali per i disturbi mentali: esce la transessualità e entra la dipendenza da gioco d'azzardo.
ALLARME
A cambiare, però, nel corso dei decenni non sono solo i servizi e l'approccio al disagio mentale, ma anche le necessità, esigenze dettate da nuove forme di disturbo che ampliano la platea dei pazienti. In Friuli Venezia Giulia sono oltre 20mila i pazienti affetti da disturbi mentali, il 2% dell'intera popolazione e con un tasso di nuovi arrivati dello 0,5%. Sono tanti e oggi rischiano di rimanere senza psichiatri che se ne prendano cura. «La situazione è drammatica e nessuno se ne vuole rendere conto spiega il professor Matteo Balestrieri, direttore della clinica psichiatrica dell'Asuiud e presidente della sezione regionale della Sip (Società italiana psichiatria) . Il personale è il grande problema perché i bandi vanno deserti e non ci sono psichiatri. A Trieste la scuola di specialità è stata cancellata da due anni, a Udine gli specializzandi che s'iscrivono sono pochi, quest'anno solo due che non rimarranno in regione, il tutto a fronte di un'esigenza molto estesa».
I NUMERI
Basti pensare ai 2.149 ricoveri nei centri aperti sulle 24 ore che si sommano a 736 nei centri di salute mentale diurni e per quanto la Regione abbia impegnato 63 milioni per il Piano di salute mentale (solo per gli adulti a cui si sommano i costi per i minori) e nonostante il Fvg conti 5 dipartimenti di salute mentale, il deserto degli psichiatri in regione sta per abbattersi come una pesante mannaia su questa specialità. «Il problema a monte dice Balestrieri - è il sistema di reclutamento del Miur, ma anche la Regione dovrebbe finanziare posti per una persona residente in Fvg. Tanti medici vanno in pensione, ci sarà una falcidia in pochi anni e saremo senza psichiatri». Il tutto a fronte di un'utenza sempre maggiore: se 40 anni fa l'emergenza era costituita dalle psicosi gravi, oggi cresce la richiesta di aiuto per i disturbi depressivi, d'ansia e per i disturbi del comportamento alimentare che negli ultimi anni hanno visto la Regione interessarsi al problema, tanto che entro un paio di settimane sarà attivato a Udine il centro di riferimento regionale per tali disturbi, diretto da Balestrieri. I servizi, dunque, non mancano e lo dimostrano anche i centri aperti sulle 24 ore, nonché il ricorso molto limitato ai Tso (127 in un anno) anche se in maniera non uniforme tra le aziende sanitarie che vedono il pordenonese raddoppiare i trattamenti sanitari obbligatori rispetto alle altre aree. Eppure tanto virtuosismo rischia di essere del tutto offuscato dal nodo del personale all'interno di un sistema oggi in affanno, mentre crescono le necessità, da quella di dare più spazio anche agli anziani affetti da disturbi mentali («I centri non se occupano e non c'è una presa in carico e non parlo di demenza senile») a quella crescente dei giovanissimi, anche di 9-10 anni, che soffrono di disturbi del comportamento alimentare.
Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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